[ Leggi dalla fonte originale]
“Ero in Kansas in una pausa di lavoro e sono entrato in un negozio di armi gigantesco. Mi sono avvicinato a un cliente che pagava la sua pistola: “È la prima?”, ho chiesto. Si è messo a ridere: “Ne ho 60 a casa””. Un’ora dopo Gabriele Galimberti, 45 anni, toscano, fotografo professionista, era in quella casa: così è nato “The Ameriguns” con cui ha vinto il World Press Photo 2021, sezione ritratti: una raccolta di foto e interviste a bianchi, neri, repubblicani, democratici, poveri, ricchi, dal Montana al Texas, tutti armati fino ai denti.
Cosa le hanno detto: perché acquistano così tante armi?
“C’è una sorta di fanatismo: le amano come oggetti, gli danno lo stesso valore che noi diamo a una tv o a una macchinetta del caffè. Possono averle e le hanno. A me hanno chiesto stupiti: “Come mai voi italiani non potete comprarle?”. E poi amano l’adrenalina dello sparo, hanno portato anche me a provare: al poligono, nel deserto, in giardino”.
Si sentono più sicuri se armati?
“Sì, soprattutto fuori città, dove dicono che la polizia impieghi ore ad arrivare, c’è l’idea che con un’arma ci si possa difendere da soli. E poi c’è un tema di libertà”.
In che senso?
“Ritengono che avere un’arma sia un loro diritto, guai a chi glielo tocca”.
Nei ritratti ci sono anche bambini. Nessuna paura di un’arma in casa?
“La maggior parte delle persone con cui ho parlato ha preso in mano una pistola a 6-7 anni. È come un rito di famiglia, c’è sempre uno zio, un padre, una madre che dice: “Ok, è il momento di insegnarti”. A noi insegnano ad andare in bici, a loro insegnano anche a sparare”.
Cosa pensano le persone che ha ritratto di eventuali restrizioni?
“Credono che non ci debbano essere limiti all’aquisto di armi, ma controlli sulla salute mentale di chi le possiede. Il problema, per loro, non sono le pistole ma le persone”.
Pesa la lobby delle armi?
“Più sulle scelte politiche che sui cittadini. Anche se negli ultimi anni molti sono diventati influencer di questa lobby: su Instagram ci sono centinaia di modelle o di rapper con pistole, fucili, bazooka. E fanno presa sui più giovani”.
Non cambierà nulla neanche stavolta?
“No. Negli Stati Uniti ci sono più pistole che persone. Alle quaranta che ho fotografato ho chiesto: “E se vi dicessero ora restituitele?”. Mi hanno risposto: “Saremmo pronti a scendere in strada e combattere per tenercele””.