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Sfrecciano i motorini uno vicino all’altro. Sono tre e il rombo riempie la notte della Sanità. È un raid che vuole fare male, ma chi lo mette a segno non ha pistole. Soprattutto, chi ha la mano armata di un acido micidiale, che divora la carne in pochi istanti, è una ragazza. Non pensa al danno perpetuo che può provocare, agisce come membro di una gang seduta in sella a uno degli scooter abbracciata al giovane che guida. In mano ha una bottiglia che deve lanciare al momento giusto. Il sesso femminile diventa protagonista della violenza bruta.
Donne giovanissime, ragazze capaci di sfregiare per sempre una coetanea. Dall’altra parte ragazze vittime di quella violenza e prede facili, sole in piena notte lungo una strada deserta, senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine. Allarme ordine pubblico, per questo e altri episodi – come la donna investita a Forcella da una moto pirata – che sfocia nella convocazione urgente di un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica concordato tra il prefetto Claudio Palomba e il sindaco Gaetano Manfredi che dice: ” La sicurezza in città rappresenta una priorità per l’amministrazione soprattutto alla luce degli ultimi casi di cronaca ” . Corso Amedeo di Savoia, rione Sanità. all’altezza del civico 249.
Elena e Federica sono due sorelle, la prima di 24 anni, già madre di una bimba, la seconda di 17. Unitissime, sempre insieme. Passeggiano prima di rincasare nel vicino vicoletto dei Cinesi, in realtà il loro è un azzardo. È già l’una e venti, tardissimo. Il silenzio della strada viene rotto all’improvviso dal rombo dei motorini che piombano su di loro. Unica certezza che arriverà dal successivo racconto delle vittime è che i tre scooter erano guidati da tre ragazzi più o meno loro coetanei e che ognuno aveva una ragazza come passeggera. Tre coppie, una delle ragazze ha in mano la bottiglia piena di acido.
I motorini rallentano quando affiancano Elena e Federica, la giovane con tutta la forza che ha nel braccio lancia la bottiglia, colpisce una di loro ma il liquido schizza ovunque, colpisce le sorelle al volto e alle braccia, una sul lato sinistro, l’altra sul lato destro. Gridano per il dolore le due sorelle, chiedono aiuto mentre gli aggressori scappano. Le giovani vengono soccorse e trasportate al Cardarelli, al Centro Grandi Ustionati dove trascorrono la notte.
Per fortuna le lesioni da acido non sono profonde, ci sono i segni, sarà necessario l’intervento di un chirurgo plastico ma le due sorelle possono tornare a casa. La polizia parte da zero, ha solo il racconto di Federica ed Elena che collaborano. Tutto lascia pensare a una spedizione punitiva, una “lezione” (ingiustificabile, fuorilegge ed estremamente pericolosa) che qualcuno ha voluto dare alle ragazze a rischio di provocare danni ben più gravi di quelli diagnosticati. Forse una vendetta, un regolamento di conti collegato probabilmente alla gelosia visto che ad agire è stata un’altra giovane donna. La Procura di Napoli ipotizza il reato di “deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”, che contempla una condanna dura, che varia tra otto a quattordici anni di reclusione. Un dato: tre settimane l’auto delle due ragazze era stata incendiata.
E un movente che potrebbe risiedere nel recente passato della più grande. Dunque gli investigatori indagano sul contesto generale della famiglia, ma anche sui genitori arrestati diciannove anni fa ( la madre incinta della seconda figlia) perché trovati in casa con dieci chili di hashish. Ragazze dunque che hanno dei nemici. Sorelle circondate da chi, per unmotivo che non sarebbe stato chiarito, nutrivano astio nei loro confronti, tendevano a sparlare e diffondere maldicenze su di loro. E queste ultime sempre con un atteggiamento e parole beffarde sui social, come a inviare il messaggio: “Non ci importa nulla di nessuno”.
Domenica sera, ad esempio. Facebook registra il post di Elena alle ore 23.58. “Lingua lunga ma di bugie”, e tanti emoticon che piangono per le risate. Subito sotto una foto con la scritta: “Peggio della bugia che ha le gambe corte c’è l’invidia che ha la lingua lunga”. Messaggi messi in rete un’ora e venti minuti prima dell’aggressione in corso Amedeo diSavoia. C’è un riferimento a qualcosa o a qualcuno? E l’aggressione, è collegata al tono beffardo dei messaggi? Se sì, Elena potrebbe sapere chi è stato ad aggredirla. Storia cominciata quando aveva scritto: ” Non dire mai di quest’acqua non ne bevo, perché la strada è lunga e potrebbe venirti sete ” . E ancora: “Quello che odiano di te è perché manca a loro”, “Sputano veleno perché c’è merda nella loro vita ” . La sorella Federica nel giorno del suo compleanno fa gli auguri a Elena e scrive: “Auguri sorella mia, solo noi sappiamo, se avrai torto o ragione io sarò dalla tua parte sempre!”.