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Catania, ancora nessuna traccia della bambina rapita. Notte di audizioni in caserma, il sindaco: “Forse, dinamiche familiari”

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CATANIA – La mamma e il papà della piccola Elena sono rimasti in caserma per tutta la notte. I carabinieri hanno ascoltato anche altri familiari e amici, ma ancora nessuna traccia della piccola di quattro anni scomparsa. Ieri, intorno alle 16, la madre si è presentata in lacrime ai carabinieri della Tenenza di Mascalucia, comune della città metropolitana di Catania: «Hanno rapito la mia bambina», ha continuato a ripetere. «Eravamo appena usciti dall’asilo, poco dopo le 15. Hanno bloccato la mia auto, erano in tre incappucciati, uno con la pistola in mano». La piccola Elena Del Pozzo, che compirà cinque anni a luglio, è scomparsa nel nulla poco fuori Tremestieri etneo, nella frazione di “Piano Tremestieri”, una zona di campagna, con poche case.

Uno strano sequestro, fa capire il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro quando dichiara: «Siamo in una fase delicata, può solo escludersi la finalità di riscatto». Non si tratta di una famiglia facoltosa, tutt’altro. Madre casalinga, padre che svolge lavori saltuari, ha piccoli precedenti penali per droga e reati contro il patrimonio. Ed è una delle piste principali che imboccano le indagini: forse il rapimento è una vendetta? I carabinieri scavano anche nella vita familiare. Mentre viene escluso un coinvolgimento della criminalità organizzata.

Sono ore di apprensione nella comunità di Mascalucia, dove abita la famiglia. Alcuni vicini di casa lanciano la foto di Elena sui social, con un appello: «Ragazzi, abbiamo bisogno del vostro aiuto — scrivono — oggi pomeriggio alle tre hanno rapito una bambina che a luglio compie cinque anni. Sono stati tre uomini incappucciati, l’hanno portata via in zona Tremestieri. Vi prego — ribadiscono — condividete il più possibile, dobbiamo riportarla a casa». E nel giro di pochi minuti il post diventa virale. Il sindaco Enzo Magra dice: «Personalmente mi sono messo a disposizione per aiutare le ricerche anche tramite la protezione civile, i volontari, ma mi è stato riferito che non si tratta di smarrimento o di fuga bensì di altro, probabilmente, dinamiche familiari».

Intanto, i carabinieri del comando provinciale di Catania, guidati dal colonnello Rino Coppola, lavorano sull’auto della donna: i militari della sezione Investigazioni scientifiche cercano tracce degli aggressori. «Hanno bloccato l’auto, hanno aperto gli sportelli, hanno tirato fuori la bambina», ha continuato a ripetere la donna. I militari trovano delle impronte, che vengono subito sviluppate. Ma il giallo resta. «Esclusa la pista della richiesta di riscatto e del coinvolgimento della mafia — ragiona un investigatore a tarda sera — si valutano tutte le altre piste».

Unico punto fermo, al momento, il racconto della madre. Si controllano alcune telecamere della zona. «Il momento è delicato, non è possibile fornire alcuna informazione», ripete Zuccaro. In serata, il procuratore autorizza la diffusione di due foto di Elena, l’ultima è un frame della videosorveglianza dell’asilo: la bambina indossa pantaloni gialli e una maglietta bianca con un disegno. Intanto, i carabinieri sentono anche i vicini di casa della famiglia: «Due giovani tranquilli — dicono — mai un litigio». E sui social, il tam tam prosegue: «Da padre ho i brividi — dice Francesco D’Urso Somma, già candidato a sindaco di Mascalucia — Che sia un regolamento di conti, o screzi in famiglia, si tratta di una creatura innocente».

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