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“Il progetto P38 è giunto al termine”. Con questo post sui social la P38, band musicale indagata dalla procura di Torino per apologia del terrorismo e istigazione a delinquere a causa dei testi che contengono riferimenti alle Brigate rosse, ha annunciato la fine delle attività.
Rapper pro-Br, inchiesta per istigazione a delinquere su una canzone No Tav: “Lancio bombe nel cantiere”
di
Sarah Martinenghi
“Il tribunale dei magistrati e quello dei giornalisti – si legge – incombono sulle nostre vite personali. I nostri telefoni, le nostre abitazioni e i nostri cari sono controllati da reparti Digos di tutta Italia. Soltanto nell’ultimo mese abbiamo visto saltare più di dieci date live che avevamo programmato, a volte per volontà degli organizzatori, a volte per motivi di forza maggiore che vi lasciamo immaginare. Tutto il nostro staff si è fatto da parte per timore di ripercussioni legali”.
Una vignetta di propaganda del “Nuove Br Tour” dei P38 con la Renault 4 rossa in cui fu trovato il cadavere di Aldo Moro
Il Primo maggio i P38, che è anche il nome della pistola divenuta il simbolo degli anni di piombo, si erano esibiti all’Arci Tunnel di Reggio Emilia, portando sul palco, con il volto coperto da passamontagna, la stella a cinque punte delle Brigate rosse e brani sugli anni di piombo. Tra gli autori di esposti presentati contro la band c’è anche Maria Fida, figlia di Aldo Moro, il presidente della Dc rapito e assassinato dai brigatisti, e Bruno D’Alfonso, figlio di un carabiniere ucciso sempre dalle Br.
Una locandina del “Nuove Br Tour” dei P38
“Ci avete supportato in moltissimi – scrive la band rivolgendosi al pubblico – dimostrando un affetto che mai avremmo creduto di poter ricevere, e per questo vi ringraziamo immensamente. Ma purtroppo l’affetto non è bastato. Ci togliamo il passamontagna – è la conclusione – per tornare in mezzo a voi come persone, come amici, come compagni. Ma non più come P38”.