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Chi trova più facilmente lavoro dopo la laurea? Secondo il XXIV rapporto di Almalaurea presentato all’università di Bologna Alma Mater Studiorum sono medici, farmacisti, laureati in informatica e ingegneri. Ed effettivamente le statistiche sulle assunzioni confermano che vengono assunti a un anno dalla fine del ciclo universitario. Buone prospettive anche per i laureati in economia, sopra il 90 per cento di occupati a 5 anni dal conseguimento del titolo e poco sopra l’80% i laureati in materie letterarie, psicologia e giurisprudenza. Sul fronte delle retribuzioni il rapporto osserva che l’aumento degli stipendi (1.340 euro a un anno dal conseguimento del titolo per un laureato di primo livello, 1.407 per uno di secondo livello) è direttamente proporzionale alla diminuzione dei contratti part-time.
Chi guadagna di più tra i laureati da oltre 5 anni
Quelli che a fine mese ricevono lo stipendio più alto, tra i laureati da oltre 5 anni, sono medici e farmacisti(1.898 euro netti al mese), a seguire ingegneri industriali e informatici (1.851 euro). Poi ci sono i laureati in economia (1.706 euro), quelli in architettura e ingegneria civile (1.680 euro), i laureati nelle discipline scientifiche (1.625 euro) e quelli in giurisprudenza (1.619). I più penalizzati: educatori, operatori sociali, maestre d’asilo e delle elementari (che guadagnano fra i 1.300 e i 1.400 euro netti al mese), gli psicologi (1.331 euro) e i laureati in materie umanistiche (1.399).
L’88,8% dei laureati è soddisfatto del rapporto coi docenti, aumentano le retribuzioni
I laureati italiani sono soddisfatti dell’esperienza universitaria, meno delle prime esperienze lavorative. Se è vero infatti che aumentano gli occupati, a un anno dal conseguimento del titolo la forma contrattuale più diffusa resta il contratto a tempo determinato. Gli indicatori fanno emergere una valutazione positiva dell’università con l’88,8% dei laureati che si dichiara soddisfatto per il rapporto con i docenti e il 72,9% che confermerebbe la scelta compiuta sia di corso sia di ateneo. Anche l’indagine sulla condizione occupazionale fotografa un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione a un anno dal titolo, segnando +2,9 punti percentuali rispetto al 2019 per i laureati di secondo livello e +0,4 punti per i laureati di primo livello. Anche le retribuzioni risultano in aumento: rispetto all’indagine del 2019 si rileva +9,1% per i laureati di primo livello e +7,7% per quelli di secondo livello.
Instabile il mondo del lavoro per i neo laureati
Per contro, il mercato del lavoro tratteggia un quadro di instabilità per i neo-laureati con un aumento dei contratti a tempo determinato, una sfiducia nelle istituzioni e, al contrario, un’ampia fiducia nella tecnologia, nella rete di relazioni sociali e nella famiglia, fattori cruciali per il miglioramento delle possibilità occupazionali e professionali dei laureati. Il livello del titolo di studio posseduto è determinante per non restare disoccupati e per guadagnare di più. Nel 2021 il tasso di occupazione della fascia di età 20-64 anni tra i laureati è pari al 79,2% a fronte del 65,2% dei diplomati (dati Istat) e un laureato, secondo la documentazione Oecd (organization de coopération et de développement Économiques), guadagnava nel 2017 il 37,0% in più rispetto a un diplomato.
In calo le immatricolazioni soprattutto al sud
Quanto alle immatricolazioni, dopo il notevole calo registrato a partire dall’anno accademico 2003/04, a partire dall’anno accademico 2014/15 si è osservato un costante incremento delle matricole, arrivando nel 2020/21 a +21% rispetto al 2013/14 (fonte Mur). Tuttavia nell’ultimo anno accademico (2021/22) si è rilevato un calo delle immatricolazioni (-3% rispetto al 2020/21), più forte negli atenei del mezzogiorno (-5%). In ogni caso il numero degli immatricolati è ancora oggi inferiore rispetto a quell del 2003/04 (-5%). L’andamento delle immatricolazioni si rispecchia in modo interessante nelle aree disciplinari: rispetto all’anno 2003/04 l’area stem mostra un aumento del 14%, mentre quella sanitaria e agro-veterinaria ha registrato un incremento del 2%. Infine, l’area artistica, letteraria ed educazione e soprattutto l’area economica, giuridica e sociale sono ancora al di sotto della quota di immatricolati del 2003/04 (rispettivamente -11% e -15%).
In fuga verso il centro-nord per le lauree magistrali
Sono i laureati magistrali biennali quelli più inclini a spostarsi geograficamente per motivi di studio, il 38,9% ha conseguito la laurea in una provincia diversa e non limitrofa a quella di conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado (contro il 25,4% dei laureati di primo livello e il 27,1% di quelli a ciclo unico). E le migrazioni sono quasi sempre dal mezzogiorno al centro-nord. Il 28,0% dei giovani del mezzogiorno decide di conseguire la laurea in atenei del centro e del nord (16,1% al nord e 11,9% al centro). Pertanto, per motivi di studio, il mezzogiorno perde, al netto dei pochissimi laureati del centro-nord che scelgono un ateneo meridionale, oltre un quarto dei diplomati del proprio territorio.
I laureati stranieri
Sono il 4,2% i laureati di cittadinanza estera, che provengono in buona parte da famiglie immigrate residenti in italia. Mentre sono il 2,5% i cittadini stranieri in possesso di un diploma all’estero che hanno scelto l’italia per i loro studi universitari. Il 45,3% del complesso dei cittadini stranieri, compresi i diplomati in italia, proviene dall’europa; mentre tra i laureati stranieri diplomati all’estero la quota di europei è pari al 29,9% e lo stato più rappresentato è la Cina con il 12,8%.