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Emergenza siccità, nel paese delle terme con l’acqua razionata: “Perdiamo anche i turisti”

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SANT’OMOBONO TERME (BERGAMO) – E pensare che la neve era arrivata in anticipo, poca e subito: 25 centimetri, era l’8 dicembre. Prestissimo perché qui, di solito, fiocca a gennaio-febbraio. La sorgente di Brumano, che serve tutta la valle Imagna e riempie l’acquedotto che disseta anche zone della Bassa, sembrava dovesse avere acqua in corpo a sufficienza per garantire una copertura di almeno qualche mese del nuovo anno. Invece di neve non ne è più caduta, e di pioggia nemmeno, e comunque — dice il sindaco Ivo Manzoni — “un temporale non risolve il problema”. Anzi, a volte lo peggiora.

Senz’acqua i turisti scappano o non vengono

Per dire: due domeniche fa gli schiaffoni del maltempo hanno persino fatto danni, alberi venuti giù, piccole frane. Ma dopo la buriana la valle è rimasta a secco. I veri danni sono, letteralmente, a monte. “Le conseguenze le vediamo adesso. Al di là del disagio per la comunità, c’è un tema turismo, che per noi è vitale: se non c’è acqua i turisti scappano, o non vengono. O, se vengono, non tornano più”. Sant’Omobono Terme. Uno dei 25 Comuni della bergamasca in sofferenza per il protrarsi della siccità: Comuni a cui Uniaque — la società pubblica che da sedici anni gestisce in house il servizio idrico della provincia — ha scritto la scorsa settimana invitando le amministrazioni a emettere ordinanze (con eventuali sanzioni per i trasgressori) di contenimento dell’uso dell’acqua potabile. “Essì, siamo dentro anche noi”, stringe le spalle il sindaco Manzoni.

Razionamento idrico per 125 comuni

“Dentro”, vuol dire nel mazzo dei 125 comuni lombardi e piemontesi per i quali le società di gestione del servizio idrico hanno chiesto il razionamento dell’acqua, con la sospensione notturna dell’erogazione. “Le autobotti, da noi, non sono ancora arrivate. Per ora abbiamo espressamente raccomandato di utilizzare l’acqua solo a scopi alimentari e domestici: c’è divieto di bagnare orti, giardini e di usarla per le piscine”. Siamo in un luogo dove, da sempre, l’acqua ha una centralità assoluta. Con le sue acque e le cure termali Sant’Omobono Terme è seconda solo alla più rinomata San Pellegrino: tradotto, significa turismo termale, ovvero indotto, soldi che restano sul territorio. E vuol dire inoltre che ai 3.800 abitanti se ne aggiungono — in estate — almeno un terzo in più. Tanti lombardi, tanti milanesi, tante seconde case. Soprattutto nelle frazioni di Selino Alto e nell’ex comune di Valsecca che dal 2014 è stato inglobato da Sant’Omobono.

Località termali all’asciutto

“Siamo saliti ad aprire casa venerdì sera ma credo che fino a quando la situazione non sarà risolta staremo in città. Sono chiuse anche le terme”. Claudio Bianchi, milanese con moglie e figli al seguito. Ora: è vero che le acque termali sono sulfuree — e dunque non c’entrano con il problema sempre più grave della portata dimezzata (-50%) delle sorgenti — ma va detto che, per una località termale, restare all’asciutto è il colmo. Lo storico stabilimento delle Terme di Sant’Omobono e quello antistante di Villa delle Ortensie sono chiusi dall’inizio della pandemia: altre questioni, d’accordo. Però fa un certo effetto. Così come sorprende vedere che, nella zona del laghetto per la pesca sportiva, c’è un altro lago artificiale, manco piccolo. L’hanno scavato e riempito dieci anni fa: serve per pescare acqua in caso di incendi. Per la siccità, no?

Se scoppia un incendio sono guai seri

“E se poi dovesse scoppiare un incendio, cosa facciamo?”. Guglielmo Piraino è consigliere comunale con delega all’ambiente e alla sicurezza pubblica. Dice che “il razionamento effettivo, dalle 22 alle 6 del mattino, non è ancora scattato. Ma valutiamo la situazione di giorno in giorno. Il torrente Imagna è molto asciutto, guardi: in tre, quattro punti ha fatto pozze importanti”. Il torrente Imagna non è il Po. Ha una larghezza di sette-otto metri, ma quelle isole al centro e sui lati parlano. Per capire quanta autonomia ha ancora Sant’Omobono è utile fare un salto in Comune. Il regolamento edilizio approvato nel 2010 prevede per ogni nuova costruzione una vasca di raccolta di acque piovane (già, se solo piovesse). Era dodici anni fa. “Che la siccità sarebbe stato un grosso problema era già evidente”, dice ancora il sindaco Manzoni. Di coltivazioni, a 500 metri di altezza, non ce ne sono un granché: frutti di mezza valle, quasi zero seminativi a parte un po’ di mais spinato.

Dosare le risorse è l’unic soluzione di civiltà per ora praticabile

“Cerchiamo di dosare, consapevoli che in questo momento — a prescindere dalle ordinanze — ogni comportamento virtuoso è segno di civiltà”, dice Matteo Locatelli dell’azienda agricola Sant’Anna (specializzata in ciliegie, con tanto di auto-raccolta). Gli effetti del Grande Secco sull’agricoltura sono una botta: i dati di Legambiente e Coldiretti dicono che da gennaio a giugno è caduto meno di un terzo delle piogge e il raccolto di orzo è calato del 30%. Il bacino montano dell’Adda e quelli dei fiumi Brembo e Serio: è lì, il “sacco”. Quattro miliardi di metri cubi d’acqua di deficit, roba enorme.

Nelle campagne bergamasche è ormai emergenza

“Nelle campagne bergamasche è emergenza — spiega Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo — . Senza acqua la produzione made in Italy va a gambe per aria, in un momento già complesso a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa, con aumenti anche del più 7 %”. Dalla Valle Imagna alla val Seriana i segni della siccità sono identici. Poi ci si mette l’uomo, che sa sempre come complicare le cose. Lungo il Serio stanno costruendo da mesi delle centraline di captazione che prendono acque per l’irrigazione. Bella idea? Forse. Dopodiché ci sono lunghi tratti del fiume — in corrispondenza dei cantieri — praticamente prosciugati. L’estate, con il suo caldo torrido, è alle porte.

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