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di Paola Rinaldi
Alcuni studiosi ipotizzano che la genialità di Leonardo da Vinci sia stata favorita dal suo particolare strabismo, una forma chiamata exotropia, che lo avrebbe reso più attento e abile nel cogliere sfumature e particolari di paesaggi, volti e oggetti. Lo stesso sembra valere per Rembrandt, avvantaggiato nel percepire e rappresentare le immagini piatte grazie a una distorsione corneale. In tempi più recenti, lo strabismo ha reso celebri star internazionali del calibro di Emily Blunt, Scarlett Johansson e Kate Moss, la cui imperfezione regala uno sguardo considerato seducente. Ma, in termini medici, cosa si intende per strabismo? «Si tratta di un movimento non coordinato degli occhi, che mostrano un diverso orientamento nelle diverse posizioni di sguardo», spiega il dottor Fabio Scarinci, dirigente medico presso la Divisione Vitreoretinica e Pediatrica dell’IRCCS Fondazione G.B. Bietti di Roma.
Che cos’è lo strabismo
In base alla direzione degli occhi rispetto al punto di fissazione, lo strabismo può essere distinto in tre forme: «Divergente o exotropia, quando un occhio guarda dritto e l’altro devia verso l’esterno; convergente o esotropia, quando un occhio guarda dritto e l’altro devia verso l’interno; verticale o ipertropia/ipotropia, quando un occhio guarda dritto e l’altro devia verso l’alto oppure verso il basso. Tra l’altro, le prime due forme possono associarsi alla terza, determinando un quadro più complesso», specifica l’esperto.
Quando compare
Lo strabismo interessa circa 1 bambino su 400 e la deviazione dell’asse oculare può essere presente già nei primi mesi. Attenzione, però: in alcuni casi, nei primi giorni di vita, gli occhi possono non essere perfettamente allineati perché i bebè non hanno ancora sviluppato la capacità di orientare gli assi visivi nella stessa direzione. Esistono, poi, delle forme di pseudo-strabismo: «Questo difetto transitorio è determinato da una particolare forma del naso e delle palpebre, che rendono lo sguardo un po’ “orientale”: la radice del naso, non ancora perfettamente sviluppata, porta alla formazione di una piega cutanea nella parte interna dell’occhio, chiamata epicanto, che causa un’apparente asimmetria oculare», illustra il dottor Scarinci.
«La vera prova del nove si ha dopo i primi 6-7 mesi di vita. Se la divergenza persiste, il difetto è reale e va trattato». Lo strabismo può comparire anche più avanti negli anni? A volte. Magari dopo un episodio di febbre elevata, a seguito di un forte stress (come la nascita di un fratellino) oppure quando i bambini iniziano la scuola e sforzano per la prima volta la vista nelle attività di lettura e scrittura: «Nella maggior parte dei casi si tratta comunque di uno strabismo che era “latente” ed era per lo più passato inosservato prima che il difetto si scompensasse in maniera evidente», precisa l’esperto.
Come si vede con lo strabismo
Anche se tutto dipende dal grado di deviazione dell’occhio strabico, di norma chi presenta questo disturbo non si accorge del problema e ha l’impressione di vedere in modo regolare: «Se il disallineamento è presente sin dai primi anni di vita, infatti, il cervello del bambino impara a usare automaticamente le immagini provenienti dall’occhio “sano”, escludendo quelle che arrivano dall’altro per evitare lo sdoppiamento», riferisce l’esperto.
Da cosa è provocato
Alla base dello strabismo c’è un’innervazione anomala che determina il malfunzionamento di uno dei muscoli estrinseci, quelli che si trovano sulla superficie esterna di ciascun bulbo oculare e determinano i movimenti macroscopici dell’occhio, consentendoci per esempio di seguire con lo sguardo un oggetto che si muove. «Possiamo immaginarli come le briglie di un cavallo: se ne tiriamo una un po’ di più oppure un po’ di meno, gli occhi ruotano in maniera non sincrona e lo sguardo finisce per deviare». Può esserci anche una tendenza familiare, per cui non sono rari i casi all’interno della stessa famiglia.
Come si cura
Bisogna sfatare un mito. Molti genitori sono convinti che una visita oculistica non abbia utilità prima dei 4 o 5 anni, perché prima il bambino non è collaborativo. «In realtà, sin dai primi mesi di vita, il medico ha già modo di osservare se il piccolo ha una buona coordinazione visiva, se è capace di seguire un oggetto in movimento o se presenta alterazioni oculari più o meno importanti», assicura il dottor Scarinci. Tra l’altro, una visita precoce ci consente di classificare l’eventuale strabismo in una precisa categoria e valutare la presenza di un occhio “pigro”. La forma meno frequente è legata a un difetto di vista non corretto (ipermetropia), dove il bambino tende a sovra-utilizzare il muscolo oculare che normalmente impieghiamo solo durante la lettura, quando dobbiamo mettere a fuoco oggetti molto vicini, per cui gli occhi convergono verso l’interno: «In questo caso, basta correggere il difetto di vista con gli occhiali e particolari esercizi ortottici per riallineare l’asse visivo, a patto di intervenire con tempestività. Quando si tarda troppo, infatti, gli occhiali possono non bastare, per cui bisogna operare».
Come si corregge: l’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è sempre necessario invece nella forma più frequente, che non ha cause certe (perché non si associa necessariamente a un difetto di vista). «La correzione del muscolo estrinseco avviene in uno spazio di pochi millimetri, per cui è necessaria più di una visita per prendere le giuste “misure”, quindi non si interviene mai troppo precocemente. Allo stesso tempo, però, non bisogna andare oltre i 7-8 anni di età per evitare che l’occhio strabico si impigrisca troppo, impedendo di recuperare una visione binoculare, quella che consente di vedere le immagini tridimensionali e di percepire la profondità». Superata quell’età, si può comunque intervenire, ma a quel punto la correzione potrebbe essere parziale, perché il cervello perde progressivamente la sua capacità plastica e difficilmente recupera i deficit di sviluppo.
Cosa si intende per strabismo di Venere
In questo campo, non è raro utilizzare l’espressione popolare “strabismo di Venere” per indicare la leggera deviazione di uno dei due occhi: «Questa condizione non è riconosciuta dal punto di vista clinico, perché la sua definizione nasce in campo artistico: la Venere del Botticelli è raffigurata con questa asimmetria che, caratterizzando la Dea della bellezza, ha finito per rappresentare un elemento di attrattività e seduzione, nonostante rappresenti l’antitesi del David di Donatello, assolutamente perfetto», conclude l’esperto. «Ma è pur sempre una patologia, da trattare per godere pienamente del mondo in tutti i suoi dettagli».
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