[ Leggi dalla fonte originale]
BOLOGNA “La scelta di Antonio è stata quella di uscire dal Pds per andare con Prodi, (nel 1999, ndr) quella che ha fatto negli ultimi giorni non è stata una scelta. Perché il dolore di un tumore allo stadio terminale, quello non lo si può neanche immaginare. Non lascia scelta. Sarebbero cominciate le piaghe da decubito, perché le metastasi lo avevano reso paraplegico, paralizzato dalla vita in giù. Tutto in tre giorni. Non è servito coraggio. Fin dall’inizio, quando ha avuto la diagnosi, lui mi ha detto: “Non voglio diventare un pezzo di carne che soffre”. L’Ant ci ha spiegato che c’era questa legge del 2017, di cui vorrei parlare nei prossimi giorni. Quello che abbiamo fatto è legale, tutto il resto no, uno si muove nella legalità. Però per favore, non si dica che è stata una scelta”.
Maria Chiara Risoldi ieri nel cortile dell’Archiginnasio è stata circondata dall’affetto di 300 persone nell’ultimo saluto al marito Antonio La Forgia, con una cerimonia commossa e partecipata, “esattamente quella che avrebbe voluto e che non era sicuro gli sarebbe stata tributata, perché negli ultimi tempi era stato lasciato solo”.
Achille Occhetto e la vedova Maria Chiara Risoldi (eikon)
Ma non si spegne l’eco delle parole usate da Risoldi quando è cominciato il lungo addio di La Forgia, il percorso di sedazione profonda : “È un paese ipocrita”. Ieri tanti compagni e amici di una vita si sono uniti a lei. “Antonio ha posto il tema del fine vita con il suo stile e la sua dignità – ha detto Vasco Errani – Che questo Paese sia senza una legge, è una cosa gravissima”.
(eikon)
Dal palco allestito all’Archiginnasio ha parlato delle ultime ore della vita dell’ex presidente della Regione anche Achille Occhetto, il segretario della svolta della Bolognina. “Ho visto Antonio solo pochi giorni prima che prendesse la decisione di lasciarci ha detto – quando mi ha confidato che se il dolore continuava a sopravanzare la speranza, voleva essere lui ad agire e porvi un termine”.
Il sindaco Lepore e Romano Prodi (eikon)
Tra le note scelte da Paolo Fresu, il rito laico davanti a centinaia di politici, giornalisti, impiegati comunali, amici. Anche Aureliana Alberici ha pronunciato un discorso commosso: “Sei stato il bene di una vita, degli anni belli e appassionati della nostra giovinezza, il 1968, gli anni della mia iscrizione al Pci, alla sezione universitaria. Sei sempre stato con noi, fino a quando ci hai insegnato come si fa a morire, accompagnato dai tuoi figli Mauro e Francesca”. Di La Forgia ha parlato anche Luigi Manconi, ricordando che “è stato costretto alla sedazione profonda perché non c’è in Italia una legge che consenta di andarsene”.
Della nipote Lucia, 26 anni, il ricordo più intimo: “Il giorno che mio nonno ha deciso di smettere di soffrire e ha permesso a tutti noi di stargli accanto nel farlo, io non c’ero, non sono riuscita a salutarlo. Mio nonno lo ricordo, sedeva a capotavola, con la sigarettain mano, accanto a lui sedevo io. Ci ascoltava”.
Anche Romano Prodi ha parlato dell'”amico di assoluta e rara intelligenza, in cui i silenzi valevano come le parole, misurate e sofferte, come le sue decisioni”. Con una stoccata finale alla politica di oggi: “La Forgia aveva contribuito a fondare l’Ulivo, di cui adesso c’è gran nostalgia. Adesso più di prima, ma ormai è cambiato il Paese”.