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È una maturità rassicurante. La prima prova, spauracchio riattivato dopo due anni di assenza, assorbe in queste ore i pensieri di mezzo milione di ragazze e ragazzi. Ma, nei fatti, a tracce svelate, è la maturità che avrebbero potuto aspettarsi anche mamma, papà, zio, nonna, i fratelli maggiori.
Pascoli e Verga: due nomi sicuri, iper-scolastici, presenti nel toto-tracce da decenni e decenni. Da un secolo! E anche se non credo, tuttavia, che i maturandi e le maturande del 2022 avessero in mente Pascoli o Verga, quasi di sicuro li hanno studiati. Il testo di Pascoli, da Myricae, è trasparente: quasi un distillato di poetica. Consente di allargare il campo, in senso metaforico e in senso concreto, visto che si tratta di una mucca al pascolo, al limitare di una allora avveniristica “via ferrata”. Il sovratempo della mucca e del “cielo di perla”, il presente accelerato della ferrovia.
Una novella di Verga – nel centenario della morte – come Nedda è un po’ più impervia, ma niente che non sia riconducibile a un discorso generale sull’autore e sulla sua – come si dice a scuola – “poetica”, tanto più che si tratta di un testo fondativo del Verga cosiddetto verista.
Evitata l’analisi letteraria, i temi proposti per il testo argomentativo sono obiettivamente larghi e accoglienti. Il dialogo Liliana Segre-Gherardo Colombo consente di proiettare sul presente i traumi della storia. Quanto al brano di Oliver Sacks sul potere della musica (sfido!), credo che consenta a nove studenti su dieci di raccontare cosa significa la musica nella loro vita. Il discorso del Nobel Parisi su Covid e cambiamento climatico, tanto quanto il brano di Luigi Ferrajoli sulla “Costituzione della Terra”, e così ancora lo spunto sull’iper-connessione offrono il destro – da temi di generica attualità – per rispondere alla domanda più aperta e più rassicurante, a patto di prendersi qualche responsabilità e di non procedere per frasi fatte: tu che cosa pensi?