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Covid in Italia, il bollettino del 23 giugno: 56.166 casi e 75 morti

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Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 56.166 nuovi casi di coronavirus e 75 morti. Con 248.042 tamponi eseguiti, il tasso di positività sale al 22,6%. I ricoverati con sintomi sono 5.064, +117 da ieri. I pazienti in terapia intensiva sono stabili a 216. 

Gli attualmente positivi sono 652.572, quindi 27.559 in più nelle ultime 24 ore. In totale sono 18.071.634 gli italiani contagiati dall’inizio della pandemia, mentre i morti salgono a 167.967. I dimessi e i guariti sono 17.251.095, con un incremento di 29.798.

Gimbe: impennata dei contagi, più 58,9% in una settimana

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe rileva dal 15 al 21 giugno, “un aumento dei nuovi casi (255.442) in tutte le regioni italiane: +58,9% in 7 giorni”. C’è stato anche un incremento dei ricoveri ordinari (+14,4%) e delle terapie intensive (+12,6%) ma sono calati i morti (-19%).

“Assistiamo a una netta impennata dei nuovi casi settimanali (+58,9% rispetto alla settimana precedente) – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione – che si attestano intorno a 255 mila con una media mobile a 7 giorni che supera quota 36 mila casi al giorno”.

Secondo il report, nella settimana 15-21 giugno l’incremento percentuale dei nuovi casi si registra in tutte le Regioni: dal +31,3% della Valle D’Aosta al +91,5% del Friuli-Venezia Giulia.

“La progressiva diffusione delle varianti BA.4 e BA.5 ha contribuito ad una netta ripresa della circolazione virale in tutto il Paese con effetti già evidenti anche sugli ospedali: in particolare, in area medica dove in 10 giorni si registra un incremento di oltre 700 posti letto occupati da pazienti Covid”.

“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – l’incremento dei nuovi casi ha determinato un’inversione di tendenza nei ricoveri sia in area medica (+14,4%) che in terapia intensiva (+12,6%)”.

In particolare, in area critica dal minimo di 183 del 12 giugno i posti letto occupati sono saliti a 206 il 21 giugno; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 4.076 l’11 giugno, sono risaliti a quota 4.803 il 21 giugno. Il tasso nazionale di occupazione è del 7,5% in area medica (dal 3,6% del Piemonte al 17,2% di Umbria e Sicilia) e del 2,2% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Provincia Autonoma di Trento al 7,7% della Valle D’Aosta).
 

Istat: over 105 resistenti al Covid. Nessun aumento dei decessi

Nel 2020, anno segnato dalla pandemia da Covid 19, non c’è stata una crescita di decessi nella popolazione dai 105 anni e più, a differenza delle altre fasce di età di anziani. E’ quanto rileva l’Istat. Analizzando le probabilità di morte di questa sotto-popolazione dal 2009 al 2020 (deceduti/popolazione residente al 1° gennaio, per 100), si nota come il valore relativo al 2020 sia in linea con quello degli anni passati: circa 66 decessi ogni 100 individui.

Le differenze con il resto della popolazione sono verosimilmente legate al fatto che chi ha 105 anni e più fa parte di una popolazione geneticamente selezionata, più resistente. Inoltre quasi 9 di queste persone su 10 vivono ‘protetti’ in famiglia, mentre il 12% risiede in una convivenza.
 

Bassetti: in arrivo vaccini bivalenti, aggiornati per le varianti

“Moderna ha annunciato che da agosto sarà disponibile in tutto il mondo un nuovo vaccino contro Omicron 5” scrive su Facebook Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova. “I dati preliminari mostrano una potente risposta anticorpale neutralizzante contro le sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5”.

“I nuovi dati verranno inviati alle autorità regolatorie per l’approvazione. Avremo quindi vaccini bivalenti in grado di produrre anticorpi contro il virus originale e contro le varianti Omicron. Ora non resta che pensare a come organizzare il richiamo vaccinale, da farsi a settembre/ottobre e a chi destinarlo. Sicuramente ad anziani, fragili, operatori sanitari e a tutti gli altri che decideranno di farlo”.

Ecdc, l’Italia torna in rosso scuro

L’Italia torna a colorarsi di rosso scuro, la fascia di maggiore rischio nella mappa a colori dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), che viene elaborata sulla base dei nuovi casi di Covid-19 registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100mila abitanti e del tasso di positivi tra i test effettuati, ponderati per il tasso di vaccinazione della popolazione.

Secondo l’ultimo aggiornamento, restano in rosso chiaro Piemonte, Trentino e Valle d’Aosta. Allargando l’obiettivo all’Europa, sono in rosso scuro la Francia, il Portogallo, l’Islanda e parte dell’Austria e della Grecia.
 

Andreoni: “Potremmo arrivare a 100mila contagi”

“L’aumento dei contagi era inevitabile ed atteso. E’ vero che oggi abbiamo a che fare con un virus con una ridotta patogenicità, ma ha una altissima capacità di diffondersi” dice Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Sul rischio che si arrivi presto a 100mila casi al giorno: “E’ molto probabile con questa circolazione e con meno attenzione alle misure di contrasto”.

Sull’aumento anche dei ricoveri in ospedale, Andreoni precisa che “a finire in ospedale per Covid non sono solo gli anziani fragili, chiaramente oggi quelli più a rischio con Omicron 5, ma anche giovani.
La malattia alcune volte può avere un decorso particolarmente virulento, si può avere la febbre alta. Ecco – chiosa – perché dobbiamo ancora essere prudenti”.

Gravidanza: il vaccino delle mamme protegge anche i bambini

La vaccinazione in gravidanza, specie nelle seconde 20 settimane, protegge anche il nascituro e riduce drasticamente il rischio di ricovero qualora il bambino dovesse ammalarsi di Covid nei primissimi mesi di vita. La conferma arriva da un nuovo studio coordinato dai Centers for Disease Control and Prevention americani e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

La ricerca ha analizzato i dati di 537 bambini con meno di 6 mesi ricoverati per Covid e di 512 ricoverati per altre cause, indagando lo stato vaccinale della mamma. Mediamente, i ricercatori hanno misurato un’efficacia del 52% della vaccinazione nel prevenire il ricovero e del 70% nell’evitare la terapia intensiva.

Lo studio ha però riscontrato un forte calo di efficacia della vaccinazione con l’avvento della variante Omicron rispetto al periodo di circolazione di Delta. In particolare, con Delta, la vaccinazione era efficace all’88% se somministrata dopo la ventesima settimana e al 68% se effettuata prima di questo periodo (con una media dell’80%). Con Omicron i valori scendono rispettivamente a 57% e 25% (media 38%).

Sebbene la protezione contro Omicron sia bassa, i ricercatori avvertono che i bambini così piccoli rappresentano “un gruppo per il quale è probabile che i vaccini non saranno autorizzati nel prossimo futuro”, quindi una qualunque protezione aggiuntiva non è da sottovalutare. Inoltre, lo studio ha considerato donne vaccinate con due sole dosi: come osservato nella popolazione generale, è probabile che la dose booster alzi il livello di protezione anche nei più piccoli.

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