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VERONA – Federico Sboarina e Damiano Tommasi hanno in comune solo le Clarks di color marrone. Quando si incontrano negli studi di Telearena, per il primo faccia a faccia tra i due, si salutano con sbrigativa cordialità. La destra è nervosa. Sboarina – il sindaco uscente, di Fratelli d’Italia – ieri ha mandato una lettera ai veronesi per metterli in guardia: se domenica vince Tommasi avranno “campi rom abusivi nei quartieri, furti e violenza a raffica, venditori molesti e pericolosi in centro”. Il giorno prima aveva postato un video apocalittico, con le facce di Bersani, Di Maio, Grillo e Letta. Oggi farà una camminata cittadina con partenza dall’Arsenale al grido “Verona mai a sinistra”. Dice: “La sinistra vuol portare l’ideologia gender nelle scuole dei nostri bimbi”. Parla di bivio. Di due modelli. “Il nostro ha a cuore la famiglia e le attività economiche. Verona è ancorata ai valori tradizionali”. In città dicono che dietro questa svolta aggressiva si nasconda la Bestia di Matteo Salvini. Cosa significa esattamente? È il segno di una difficoltà?
Damiano Tommasi osserva gli affondi verbali dell’avversario con silenziosa serietà. È come sentisse dentro di sé la forza tranquilla di chi è sereno della sua identità. La gente sembra averlo capito. Ovunque bagni di folla festosi, giovani che si ritrovano in più di cento per un flash mob alle sette e mezzo del mattino, sorrisi aperti quando l’ex campione di Verona e Roma mette piede nel ristorante. A sera, per l’ultimo appuntamento della giornata con il sindaco di Milano, Beppe Sala, nella piazzetta di Montorio (“questo è un rione leghista”, sussurra una signora), lo attendono in trecento con le magliette gialle e la scritta “Tommasi sindaco”. “Dai, dai”, gli va incontro urlando Sala, e lo abbraccia come un figlio. “Da-mia-no! Da-mia-no!” urlano allora i trecento.
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Concetto Vecchio
A Montorio venne a vivere Tim Parks, e vi ambientò Italiani, uno dei libri più spassosi sul nostro carattere. E questa di Verona è una grande storia di provincia. Un sogno di mezz’estate. È come quando l’Hellas vinse il suo storico scudetto nel 1985, quello di Osvaldo Bagnoli: tutti erano convinti che il Verona di Elkjaer e Di Gennaro prima e poi sarebbe crollato, invece Bagnoli fece l’impresa. Tommasi deve sentirsi un po’ come Bagnoli in questa vigilia di magliette gialle che vanno a ruba per dieci euro. E Sboarina deve recuperare sette punti. Non ha fatto l’apparentamento con Flavio Tosi. A Radio anch’io ha ammesso che “tante persone del nostro elettorato non sono andate a votare al primo turno, ora bisogna convincerle di andare a votare domenica”. Tra i trecento con le magliette gialle ognuno si sussurra incredulo la rivelazione di un tosiano che “sceglierà Damiano”, o di un amico di destra che annuncia che invece stavolta non andrà al seggio. E subito dopo aggiungono increduli: “Possibile?”.
Damiano Tommasi con Beppe Sala (foto Concetto Vecchio)
Il faccia a faccia tra Sboarina e Tommasi, tutto giocato sui temi della città (“meglio il traforo in Valpantena o il nuovo stadio”) è già in zona Cesarini quando il sindaco uscente non si trattiene: “Damiano, ma tu cosa ne pensi del genitore 1? Del crocifisso nelle aule scolastiche? Io condivido al cento per cento quello che ha scritto il nostro vescovo. E tu? Tu sei dentro una coalizione con Pd, M5S, Rifondazione. E avete aderito alla Rete Ready, la rete nazionale delle Regioni e degli enti locali per prevenire e superare l’omotransfobia”. Il cattolico Tommasi, padre di sei figli, non si accalora, né si agita. Dice asciutto: “Io terrò la delega alla Famiglia. Ma penso che le mie scelte personali, che non ho mai esibito, ma vissuto, non debbano penalizzare gli altri. Voglio costruire una città in cui tutti si sentano a casa, rispettando le diversità secondo le leggi e la Costituzione”. “Sì, ma l’ideologia gender”, insiste Sboarina. “Cosa ne pensi del gender?” “C’è l’autonomia scolastica e ci sono le leggi, ma mi sembra che tu banalizzi troppo. La Rete Ready è appoggiata da molte amministrazioni di centrodestra, da Genova a Vicenza, e quanto al crocifisso la libertà è data dalla laicità di essere cristiani, ma anche di professare altre religioni”.
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Concetto Vecchio
Il gender! Il gender! Era un test probante il confronto televisivo, Sboarina non ha fatto che rinfacciargli una mancanza di concretezza, “tu insegui suggestioni”, e a quel punto Tommasi gli ha messo in fila tutti i ritardi nel reperimento dei fondi europei che la giunta di centrodestra avrebbe accumulato, “a differenza di città come Padova, Bergamo e Modena”. Che città sogna, gli è stato chiesto. “Più verde, più europea, più attenta alle competenze e ai giovani”. Un amico di Damiano racconta che al matrimonio di Tommasi disse: “Vedrai che sto ragazzo a Roma lo rovineranno”. E Marco Baroni, che oggi allena il Lecce, gli rispose: “No, al contrario lui cambierà lo spogliatoio”. Ed è andata così, come ha testimoniato a Repubblica anche Fabio Capello, che con Tommasi vinse l’ultimo scudetto giallorosso.
Tommasi con alcuni sostenitori (foto Concetto Vecchio)
Oggi i sindaci progressisti pubblicheranno un video per Tommasi, da Nardella a Gualtieri, da Gori a Ricci, da Lattuca a Bonaldi, da Manfredi a Mancinelli, tutti tifano “per Damiano”. L’arrivo di Sala è parte di questa strategia. “Conte o Di Maio?” è stato chiesto a Tommasi. “Verona”, ha tagliato corto. “Fai bene a restare civico”, gli dice Sala, che tesse un enorme elogio di Di Maio davanti a una selva di microfoni. “Sei stato bravo a non rispondere a nessuna provocazione. Ora non accontentarti”. Cosa le è piaciuto, e cosa no, di Sboarina è l’ultima domanda del direttore di TeleArena Mario Puliero. Risposta di Tommasi: “Mi sa che siamo un po’ lunghi”.