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Il Salento boccheggia. Il caldo e l’afa di questi giorni, con temperature vicine ai 40 gradi, hanno mandato in tilt il centralino dei Vigili del fuoco del comando provinciale di Lecce impegnati in tour de force in tutta la provincia per spegnere gli incendi che si innescano a macchia di leopardo in particolare nelle ore centrali delle giornate. Brucia la macchia mediterranea della costa e brucia anche l’entroterra. Nelle scorse ore, l’ennesimo incendio di questo primo scorso d’estate ha interessato una vasta area nella zona di Ugento. E il vento non aiuta le operazioni di spegnimento.
Una donna in cerca di refrigerio
Non va meglio per chi lavora nel pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi a Lecce, alle prese con centinaia di chiamate legate all’afa di questi giorni. “Io ho preso servizio alle 13 – spiega un operatore del 118 – e in poco più di un’ora abbiamo già raccolto una settantina di chiamate per problematiche dovute al caldo. Basti pensare che i colleghi del turno smontante, quello dalle 7 alle 14, hanno ricevuto oltre un centinaio di richieste di soccorso”. Sono circa 200 chiamate, nel complesso.
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di
Raffaella Capriglia
Del resto nel periodo estivo il Salento registra un aumento vertiginoso delle presenze e nelle giornate più calde il centralino del 118 è intasato dalle telefonate. “Con l’arrivo del gran caldo – commenta il responsabile del 118 del Fazzi, Maurizio Scardia – gli interventi registrano una crescita del 30-40 per cento rispetto ad altri periodi dell’anno: le richieste arrivano prevalentemente da soggetti fragili, con problemi respiratori o cardiocircolatori”.
“Nella maggior parte dei casi, i soccorsi si risolvono a domicilio con un’idratazione dei pazienti anche se non di rado registriamo interventi per strada in particolare su soggetti con problemi respiratori che, in questo periodo dell’anno, avvertono una sensazione di soffocamento maggiore con un aumento o diminuzione della pressione arteriosa”, ricorda il medico. E il gran caldo di questi giorni potrebbe essere fra le cause del malore che è costato la vita al proprietario della tenuta ‘La Badessa’ a Squinzano, mentre era al lavoro nella sua proprietà.
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I disagi si amplificano se l’analisi si allarga su tutta la provincia, in particolare sulle località di mare maggiormente frequentate da giugno a settembre. “Il piano è sempre quello da anni – sottolinea Scardia – con i presidi di ambulanze estive, anche se al momento l’offerta delle associazioni non è sufficiente per coprire tutte le località. Siamo a una copertura di 7 marine su 11 e vorremmo cercare di colmare questi buchi in particolare sul versante adriatico dove abbiamo qualche lacuna in più”.
Non sarà semplice, però. Al di là della professionalità e della buona volontà degli addetti del settore, “il Covid – precisa il responsabile del 118 – ha messo sotto pressione così tanto gli operatori che non se la sentono di lavorare anche d’estate senza poter beneficiare neppure di un giorno di ferie”.