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“Palazzo Donn’Anna ha una memoria imaginifica nei napoletani, ma è anche délabré, un edificio sofferente che presenta criticità e un’integrità materica non eccellente. Dobbiamo ascoltare l’edificio, leggerlo ed eliminare le cicatrici. Chi lavora al restauro dovrà avere una mano leggera, sapiente, per non interferire con la patina del tempo. Ci vuole un po’ di umiltà di fronte a certi risultati dell’architettura”. L’architetto Claudio Rebeschini spiega il progetto di restauro delle facciate di palazzo Donn’Anna approvato dalla soprintendenza e avviato dal condominio grazie al bonus facciate. Così chi si tuffa nel mare di Posillipo vede per la prima volta gli operai arrampicati sulle impalcature al sole di giugno, un labirinto di tubi innocenti che copre le facciate del palazzo incompiuto sospeso nel golfo.
Un edificio unico al mondo, “con il fascino del rudere” che contrasta con “i grandi saloni e le meravigliose stanze” che si trovano all’interno. “Quel palazzo in mezzo al mare – prosegue Rebeschini – si colloca in un’atmosfera atemporale suggestiva e preoccupante. Fermo restando che facciamo solo interventi edilizia monumentale, un palinsesto simile e una stratificazione di storia così collocata fuori del tempo ha reso il lavoro affascinante perché per l’ennesima volta l’edificio mostra di avere una sua anima e si difende suggerendo a chi lo legge tutto quello che c’è bisogno di sapere”.
A dirigere i lavori sono l’architetto Francesca Brancaccio e l’ingegnere Ugo Brancaccio della B5 srl, che ha seguito la progettazione del restauro delle facciate del Colosseo e ora lavora al Parco Archeologico di Pompei per il restauro della Casa dei casti amanti che dovrebbe terminare a dicembre. Di fronte a tale curriculum, il condominio non ha avuto dubbi e ha deliberato all’unanimità l’affidamento della direzione dei lavori.
L’assemblea si dotò del progetto di restauro approvato sei anni fa dalla soprintendenza, poi per mancanza di fondi i lavori non erano mai partiti. Grazie al bonus facciate sono arrivate le impalcature sulle facciate. Il progetto ripreso dal cassetto, è stato nuovamente approvato dalla soprintendenza. Il condominio ha affidato il lavoro a un’associazione temparanea di imprese, (ati) capogruppo ldb.
La funzionaria della sovrintendenza Anna Migliaccio ha effettuato diversi sopralluoghi, nell’ambito dell’alta sorveglianza. Ad oggi non sono state affidate tutte le facciate: dovrebbero essere affidate in questi giorni alla stessa impresa quella ovest verso Mareschiaro, e quella Sud verso Capri. L’importo totale dei lavori è oltre 6 milioni.
Quando si fa un intervento di restauro “bisogna avere l’accortezza di porre in essere una serie di azioni compatibili con la natura del bene -sottolinea Rebeschini – Dobbiamo darci dei limiti su quanto e come intervenire, bisogna portare sempre con sé dei dubbi e fare un passo indietro, perché spesso gli architetti hanno voglia di lasciare il segno”.
Il restauro sarà conservativo, resterà quell’immagine di palazzo incompiuto che ha reso l’edificio famoso nel mondo e nella letteratura. Il colore del tufo simile a quello di Castel dell’Ovo. “Dobbiamo slavare l’integrità materica con sostituzioni minime degli elementi degradati – prosegue l’architetto – e dovremmo valorizzare invece i suoi valori culturali che in realtà sono privi di memoria: interverremo e sostituiremo elementi strutturali o murari con materiali della stessa natura dove necessario, diserbi perché la flora si è impossessata del palazzo, completeremo il tutto con una patina protettiva cercando di mantenere l’immagine che il tempo ci ha tramandato. Non ci saranno più tavole, ferri e affini: le cicatrici non si vedranno e non avremo chiariscuri pesanti douvti da patina del tempo”
La parte più danneggiata è “la facciata est, dove c’è il vuoto: un crollo la cui memoria si perde nel tempo ha coinvolto tutti i piani terra-cielo, c’è stato un collasso strutturale, sembra di essere in un’incisione delle prigioni del Piranesi. La potenza e il fascino di Palazzo Donn’Anna restano nella memoria, sarebbe bello vederlo su una nuvola nel cielo di Napoli”
“Rimarrà l’effetto incompiuto del Palazzo con il famoso tufo a vista – spiega Ugo Brancaccio – procederemo all’integrazione delle pietre mancanti, alla pulitura, trattamenti biocida, stilatura dei giunti di malta le facciate interne sono già state completate, il colore è un giallo molto tenue scelto dopo varie campionature dalla soprintendenza.
La maggiore difficoltà è dovuta “sicuramente alla presenza dell’aerosol marino – aggiunge – le criticità devono essere rimosse, valuteremo caso per caso. Con un edificio così prestigioso non si può procedere a cuor leggero, ogni gesto degli operai va sorvegliato e misurato, operazione complicata anche solo pulire le facciate perche si può compromettere la materia. Saranno eliminati interventi incongrui inseriti in decenni precedenti, come cemento e materiali non e compatibili usati quando si aveva un altro approccio al restauro e non si sapeva che avrebbero comportatio danni”.