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Morto La Capria: quando lo scrittore di “Ferito a morte” tornò a Palazzo Donn’Anna

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Lutto nel mondo della cultura, è morto Raffaele La Capria, aveva 99 anni. Lo scrittore di “Ferito a morte”, Premio Strega nel 1961, viveva a Roma dal 1950 ma spesso tornava nella città di cui sapeva raccontare l’anima. Avrebbe compiuto 100 anni  il 3 ottobre.

Raffaele La Capria sul palco a 96 anni per la sua “Amorosa inchiesta” con Ida Di Benedetto

di GIULIO BAFFI

06 Settembre 2020

Il flusso di coscienza dello scrittore, i suoi pensieri letterari e non abitano Palazzo Donn’Anna nella sua cellula originaria, il suo cuore di tufo: il Teatro. Passano da un una finestra tonda a un arco, da una nicchia per rimbalzare su un avanzo di roccia mimetizzato tra le architetture di Fanzago. Ci tornò anche nel 2018 per presentare il libro firmato con Silvio Perrella “Di terra e mare” (Laterza).

Raffaele La Capria: “Napoli è insieme autore e personaggio”

di
Dario del Porto

27 Gennaio 2021

Nido di idee – prima del La Capria ragazzo, poi dell’architetto Ezio De Felice che ne fece la propria Wunderkammer collezionandoci di tutto, dai flipper ai bottoni alle “galanterie”, accessori donati ora al museo Duca di Martina – e trampolino, il grande salone che a sud dà su Vesuvio e Capri, sulla Venezia napoletana del “grottone” approdo di barche. Il giorno e la notte, il dramma e la commedia.

Raffaele La Capria: “Napoli è insieme autore e personaggio”

di
Dario del Porto

27 Gennaio 2021

La terrazza era il trampolino per i tuffi di La Capria. E il pensiero si dà ancora lo slancio da questo spettacolo sul mare aperto color terra venata di sole. “Di terra e di mare”, edito da Laterza, è stato scritto, come tutti i suoi libri, pensando a questo avamposto sull’infinito che è Palazzo Donn’Anna. “Senza questo palazzo non ci sarebbe quello che ho scritto”, disse lo scrittore in un’intervista a Repubblica.

Raffaele La Capria: “Napoli è insieme autore e personaggio”

di
Dario del Porto

27 Gennaio 2021

E ancora: “Qui dentro c’è tutta la mia vita iniziale, quella delle emozioni: ero un bambino quando giravo in questi saloni. Qui si è fermata la mia immaginazione, L”. E a chi gli chiedeva in quelle stanze che significa essere napoletano: “Significa essere greco, come Ulisse: traffichini, vivaci e mobili”.

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