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Suicidio assistito, nuova denuncia di Antonio all’Asur delle Marche: “Dopo 20 mesi ancora nessuna risposta”

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Antonio”, 44 anni, paziente marchigiano tetraplegico dal 2014, assistito dal collegio legale dell’associazione Luca Coscioni, ha presentato una nuova denuncia verso la Asur Marche: dopo 20 mesi dalla sua richiesta di accesso al suicidio assistito e dopo 3 mesi dalla conclusione di tutte le visite mediche previste, Antonio è, infatti, ancora in attesa di una risposta dalla Azienda sanitaria regionale.

La nuova azione legale arriva a seguito della diffida ad adempiere indirizzata all’Asur Marche lo scorso 6 maggio, a cui la stessa Azienda sanitaria non ha fatto seguito. Dalla data dell’invio della richiesta di suicidio assisito arrivata il 2 ottobre del 2020 a oggi, Antonio ha presentato due diffide e due denunce, oltre a una lettera di messa in mora e diffida ad adempiere al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia Marta Cartabia.

Inoltre ha ottenuto un’ordinanza del tribunale di Fermo a seguito del procedimento d’urgenza instaurato contro l’Asur Marche: l’Azienda sanitaria è stata obbligata a procedere alla verifica delle condizioni e all’individuazione delle modalità di autosomministrazione del farmaco. Verifiche che si sono concluse il 4 aprile di quest’anno.

“È inaccettabile che dopo quasi 3 mesi, ancora nessuna comunicazione è stata trasmessa ad Antonio che continua ad attendere risposte, ormai da anni”, hanno dichiarato Filomena Gallo, Giordano Gagliardini e Francesca Re, co-difensori* di Antonio, “Nonostante il precedente storico di “Mario”, Federico Carboni, abbia dimostrato che l’accesso al suicidio medicalmente assistito è possibile e segue un iter preciso, i ritardi e le inadempienze della Asur continuano. Abbiamo appreso pdal Comitato Etico Regionale delle Marche, che i pareri all’Asur sono stati completati e inviati il 16 giugno scorso. Nonostante questo, l’azienda sanitaria non informa Antonio sugli esiti dei pareri. Continui ritardi che contribuiscono all’aggravamento delle sofferenze dei malati, come nel caso di Fabio Ridolfi, che nonostante le verifiche fossero complete e il parere fosse positivo, l’’ASUR Marche solo dopo 40 giorni lo aveva informato che possedeva i requisiti per accedere al suicidio assistito ma il parere era incompleto, mancavano le modalità per poter procedere ossia il farmaco e la modalità di asutosomministrazione, motivo per il quale Fabio ha deciso di morire come non avrebbe voluto, con la sospensione dei trattamenti previa sedazione profonda che dopo ore lo ha partato alla morte dinanzi alla sofferenza dei propri cari che Fabio avrebbe voluto evitare”.

“La storia di Antonio – continuano Gallo e Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – dimostra come sia fondamentale prevedere tempi certi nell’ambito del percorso di morte assistita, passaggio che la legge oggi in discussione in Parlamento neppure menziona. In assenza dei dovuti emendamenti migliorativi, che con l’associazione Coscioni abbiamo proposto per una buona legge sul fine vita, l’attuale testo farebbe fare un passo indietro rispetto ai diritti conquistati insieme a tanti malati e recentementi applicati grazie al coraggio di “Mario”, Federico Carboni”.

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