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Pit stop per lo “ius scholae” e la depenalizzazione della cannabis, le due leggi sui diritti che le destre vorrebbero cancellare dalla discussione in Parlamento, ma che sono state solo rinviate alla seconda settimana di luglio.
Pausa tecnica
La pausa, chiesta stamani a Montecitorio dal dem Lele Fiano, ha ragioni tecniche: riuscire a contingentare i tempi di esame in aula sia della riforma della cittadinanza, che della cannabis, e fissare una data certa per il voto. Ma gli effetti sono politici: mirano a raffreddare lo scontro nella maggioranza. Matteo Salvini ha accusato la sinistra di mettere a rischio il governo, perché – dice – “altro che cittadinanza agli immigrati e droga libera”, le famiglie e le imprese hanno bisogno di ben altro. Ugualmente dure le accuse di Fratelli d’Italia.
1500 emendamenti della Lega
Perciò la Lega ha depositato alla Camera ben 1.500 emendamenti. Igor Iezzi, capogruppo leghista in commissione Affari costituzionali, rincara: “Il nostro obiettivo sarebbe non discutere affatto lo ius scholae, giudichiamo non solo una forzatura, ma una vera e propria provocazione della sinistra avere posto all’ordine del giorno sia la cittadinanza agli immigrati che la droga libera”. Di riconoscere i ragazzi figli di immigrati, che abbiano compiuto un ciclo di cinque anni di scuola in Italia, come cittadini italiani a tutti gli effetti, per la destra non se ne parla. La Lega e Fratelli d’Italia sono sulle barricate. Forza Italia si adegua, nonostante la spaccatura che il coordinatore del partito Antonio Tajani non riesce a ricomporre. La forzista Renata Polverini è infatti a favore dello “ius scholae”.
La Lega quindi ripresenta e raddoppia gli emendamenti con i quali ha fatto ostruzionismo in commissione Affari costituzionali. Tra i 1.500 previsti ci sono gli emendamenti-burla che subordinano la cittadinanza all’esame sulle sagre locali, le feste regionali, le canzoni popolari, sui costumi romani e solo se i ragazzi figli di stranieri hanno a scuola il massimo dei voti. Ma – spiega Iezzi – ce ne sono di più seri: come quelli che prevedono siano i ragazzi stessi, e non un genitore, a fare richiesta di cittadinanza”.
L’altolà di Letta
Nella Direzione del Pd, il segretario Enrico Letta dà l’altolà ai leghisti: “Si fa cadere un governo per fatti drammatici, non si fa cadere un governo perché un ragazzo italiano a tutti gli effetti, dopo anni di scuola in Italia, che parla il dialetto come posso parlarlo io, viene ad avere finalmente la possibilità di avere la cittadinanza, e si decide addirittura di far cascare il governo per evitare che quella ragazza e quel ragazzo abbia la cittadinanza italiana. Io rimango senza parole di fronte ad una scelta di questo genere”. E comunque ribadisce Letta: “Noi non arretriamo di un millimetro”.
Insomma nessun ricatto “sulla testa di questi ragazzi e di queste ragazze, nei confronti delle loro famiglie”. Dal Pd parte un appello “accorato” per non deludere la speranza di circa un milione di bambini e di ragazzi. Pd, M5Stelle, renziani, Leu sono compatti. Marco Di Maio, di Italia Viva, twitta: “Sullo “ius scholae” non c’è alcun parallelismo col ddl Zan: temi e condizioni sono diversi. C’è la concreta possibilità di ottenere il risultato; ma se si trasforma la legge in bandiera di partito, avremo solo l’ennesimo fallimento di chi sui diritti preferisce le chiacchiere ai fatti”.
Autore del testo e relatore è Giuseppe Brescia, il presidente della commissione Affari costituzionali, che afferma: “E’ surreale chiedere lo stop dello “ius scholae” dopo aver occupato i lavori della commissione per circa 30 ore. La verità è che questo testo può essere approvato e la Lega non ha argomenti validi. Il governo ha dato in commissione e darà in aula solo pareri tecnici. Non ha senso metterlo in mezzo”. “Da Salvini un teatrino ridicolo”, chiosa il dem Piero De Luca.
89 emendamenti per la legge sulla cannabis
Sull’altra legge nel mirino – quella sulla depenalizzazione della coltivazione di quattro piantine di cannabis a uso personale – sono stati presentati finora 89 emendamenti. Anche qui nessuno stop.
Replica alle destre il presidente della commissione Giustizia, e relatore del provvedimento, il grillino Mario Perantoni: “Le due leggi sono all’esame dell’aula perché una maggioranza le sostiene. Salvini le contrasti, se ha la forza, con argomentazioni e senza slogan. La democrazia funziona così, capisco che sia un concetto difficile da accettare per chi aspirava ai pieni poteri ma dovrà prenderne atto”. Il calendario di Montecitorio prevede il ritorno in aula il 5 luglio, ma occorre anticipare il Decreto aiuti, e perciò l’esame comincerà il 12 luglio.