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Università, la protesta degli studenti: “A Cagliari non è garantito il diritto allo studio”

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A settembre prossimo circa 7000 studenti dell’Università di Cagliari che beneficiano di borse di studio e alloggi potrebbero restare senza sussidi. Il motivo riguarda l’Ersu, l’Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario, che dal 2020 non ha un presidente che lo possa dirigere. Una situazione sempre più precaria che ha spinto gli iscritti a manifestare ancora una volta fuori dalle sedi dell’università, chiedendo che venga risolta questa condizione di stallo.

L’Ersu senza guida

L’Ersu di Cagliari, istituito nel 1987, ha l’obiettivo di aiutare gli studenti universitari con incentivi economici. Il suo Consiglio di Amministrazione è costituito dal rappresentante degli studenti e da quello dei docenti, da due membri della Regione – rappresentanti la maggioranza e l’opposizione – e il presidente. Fra tutte queste figure l’unica che manca è proprio quest’ultima, che deve essere nominata dal presidente della Regione Sardegna Christian Solinas. Che, dal 2020, come spiegano gli studenti, non solo non ha effettuato la nomina, ma non risponde a nessuna sollecitazione, nemmeno a quella delle istituzioni.

“Attualmente, l’Ersu di Cagliari è completamente allo sbando: non è stato approvato il bilancio definitivo e di conseguenza non esiste nessuna certezza circa l’uscita del prossimo bando di concorso, per borse e alloggi. Il motivo di questo gravissimo ritardo è legato alle (non) scelte politiche del presidente della Giunta Regionale Christian Solinas che, dopo aver arbitrariamente deciso di mantenere l’Ersu sotto commissariamento per ben 18 mesi (nonostante si fossero svolte regolarmente le elezioni universitarie nel novembre 2020 per la nomina del rappresentante degli studenti e del rappresentante dei professori universitari nel CdA), da marzo 2022 ha lasciato l’Ente privo di qualsiasi vertice politico, bloccandone di fatto la macchina amministrativa” si legge nella lettera che i manifestanti hanno consegnato il 27 giugno al rettore Francesco Mola. Che, da parte sua, ha spiegato di aver più volte sollecitato Solinas, non ricevendo alcuna risposta.

Il diritto allo studio

Le borse di studio erogate dall’Ersu vanno da un minimo di 1600 euro a un massimo di 4.600, a seconda del reddito, e ne beneficia circa un terzo degli iscritti dell’ateneo. Un numero importante che sta rischiando di non poter più frequentare l’università, vedendo minato il proprio diritto allo studio. “Senza le borse molti studenti non possono affrontare il caro vita: bisogna considerare il costo degli affitti, che si aggira sui 250 euro, il costo dei libri, sui 450 all’anno, i trasporti e la spesa. Ci servono garanzie e ci servono subito” spiega il gruppo studenti “Cercasi dsu”.

A peggiorare la situazione, la chiusura di due alloggi universitari per ristrutturazione, uno dei quali è l’unico che può ospitare gli iscritti con disabilità. E, con il CdA incompleto, il nuovo campus allestito per affrontare questa emergenza non può essere aperto.

“Il problema fondamentale è che questa situazione sta spingendo gli studenti a iscriversi in altre regioni, dove sanno che verrà garantito il diritto allo studio. I più fortunati si trasferiranno, chi non può farlo starà a casa. E questo, in una regione che ha percentuali molto basse di scolarizzazione, è una sconfitta e una pessima politica per l’avvenire.  È l’ateneo stesso che sta subendo danni – commenta Francesco Stochino, il rappresentante degli studenti nel CdA Ersu – Fra 12 giorni scadrà il bando per le borse e gli alloggi e ci ritroviamo ancora, dopo un anno e mezzo, in una situazione di limbo. I giochi di potere del presidente Solinas continuano nonostante le nostre richieste. Ha deciso di non rispondere a nessuna delle nostre interrogazioni. A maggio abbiamo inaugurato l’anno accademico e, dato che lui era presente, speravamo di poter finalmente spiegargli le nostre necessità. Invece, dopo il suo discorso, ha abbandonato l’aula”.

L’appello degli iscritti è chiaro: “Ci fa rabbia pensare alla facilità con cui i diritti di noi studenti siano i primi a essere calpestati da chi, per vuota retorica, ci dipinge come il futuro di quest’isola. Vogliamo continuare a studiare, vogliamo continuare a costruire il nostro futuro nella città che abbiamo scelto, nella nostra terra. E la nostra non è una semplice pretesa. Abbiamo il diritto di poterlo fare, non vogliamo essere costretti ad abbandonare tutto”.

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