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Ombrelloni, sedie a sdraio e bagnanti che girano in costume e infradito. Il tutto in piazza Municipio riconvertita per alcune ore in un lido attrezzato. È la protesta che hanno organizzato davanti alla sede del Comune di Napoli i comitati per il “Mare libero e gratuito” per chiedere la rimozione degli ostacoli che impediscono di accedere alla costa e contro l’ordinanza del Comune che limita il numero di persone ammesse nei pochissimi tratti di spiaggia gratuita.
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di
Antonio di Costanzo
Perché a Napoli, così come in molte altre zone d’Italia, la maggior parte di costa è consentita solo a chi paga ai privati per avere ombrellone e lettini con un costo che, se va bene, supera i 30 euro al giorno. E così ieri per protesta i comitati hanno inaugurato il lido San Giacomo in concomitanza con l’entrata in vigore della contestata ordinanza firmata dall’assessore al Mare Paolo Mancuso.
Davanti alla sede del Comune oltre a ombrelloni, asciugamani, gommoni, e catamarani sono spuntate anche fornacelle, tavolini e sedie, tende e amache. E per non far mancare nulla a una giornata di relax sono state dispensate anche granite e vino bianco fresco.
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Antonio di Costanzo
I comitati chiedono un incontro all’assessore Mancuso e al sindaco Gaetano Manfredi. “Il Comune revochi il provvedimento sul numero chiuso che proprio a partire istituzionalizza l’esclusione – affermano – il problema del sovraffollamento delle spiagge pubbliche si risolve allargandole, non riducendo ulteriormente il diritto al mare dei propri concittadini”.
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di
Tiziana Cozzi
Sempre i manifestanti premono per l’immediata rimozione di “cancelli e ostacoli privati che ovunque impediscono abusivamente l’accesso al mare nelle varie discese e lidi, accesso comunque previsto dalla legge e il ritiro progressivo delle concessioni ai privati e bonifica delle spiagge inquinate. Da Bagnoli a Posillipo fino a Napoli Est vogliamo l’accesso al mare e le spiagge pubbliche e accessibili. I napoletani rivogliono il mare, le concessioni eterne ai lidi sono già state ritenute illegittime dalla corte europea”.