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“Quarta dose subito agli anziani e vaccino aggiornato a ottobre. È ora di rialzare le difese”

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“Un terzo delle persone che muoiono per Covid non sono vaccinate. Da inizio anno sono 10mila”. Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano, ricorda questi dati a chi gli domanda se è ancora opportuno immunizzarsi: “Venti milioni di vite salvate nel mondo, 100-150mila nel nostro paese, grazie ai vaccini. Senza di loro in Italia avremmo quasi il doppio delle vittime attuali”.

Ora siamo nel picco dell’ondata di Omicron 5. È tardi per vaccinarci?
“Non è tardi, soprattutto per anziani e fragili. La quarta dose fa aumentare gli anticorpi in modo rapido: dopo 8 giorni sono già al massimo. Chi fa previsioni dice che l’ondata avrà il picco fra il 15 e il 30 luglio con 150mila casi. Poi però impiegherà tutto agosto per scendere. E due mesi è la protezione offerta dalla quarta dose”.

Abbiamo quasi 4 milioni di vaccini in frigo in Italia, alcuni dei quali vicini alla scadenza. Andrebbero dati anche a chi ha meno di 80 anni?
“Io li estenderei dai 60 anni. Non riusciremmo a contenere l’epidemia, perché Omicron è troppo contagiosa per i vaccini attuali, ma potremmo ridurre il numero dei morti. Fa rabbia sapere che la terza dose negli ultra 60enni e la quarta negli ultra 80enni avrebbero ridotto i decessi di un terzo. Le età estreme, i bambini e gli anziani con la quarta dose, non hanno risposto con il 90% di adesioni, come le età di mezzo. Ci aspettavamo infatti il calo estivo dei contagi. Invece è arrivata Omicron 5”.

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Abbiamo vaccini preparati due anni fa con un virus di due anni e mezzo fa e somministrati in media 8 mesi fa. Come fanno a proteggerci?
“La memoria immunitaria resta. Non sappiamo con esattezza quanto, stimiamo alcuni anni, ma per ora ci protegge dalla malattia grave”.

In che modo?
“La spike del coronavirus è composta da 1.300 aminoacidi, immaginiamoli come mattoncini. Gli anticorpi neutralizzanti ne riconoscono un gruppo di 180-200, quelli che fanno parte del cosiddetto receptor binding domain, o Rbd, la parte del virus che si lega alle nostre cellule e che muta più rapidamente. I linfociti T invece, le cellule che rappresentano la nostra memoria immunitaria, riconoscono tutte le regioni della spike. Ora che Omicron ha accumulato 200 mutazioni, concentrate in gran parte sull’Rbd, gli anticorpi neutralizzanti fanno fatica, e infatti spesso non riescono a impedire il contagio. I linfociti T invece di fronte a loro hanno ancora 1.100 aminoacidi immutati. Si attivano a contagio avvenuto e sono un argine contro il dilagare dell’infezione e l’aggravamento dei sintomi. Ci proteggono dalla malattia grave nell’80% dei casi”.

Il vaccino aggiornato, che l’Fda americana ha approvato due giorni fa e l’Ema europea si appresta a raccomandare, sarà utile? È preparato con Omicron 1 che oggi è scomparsa. E già le sentinelle delle nuove varianti in India hanno avvistato una Omicron BA.2.75 con parecchie nuove mutazioni.
“Il vaccino aggiornato non è l’ideale, ma è meglio dell’attuale. Omicron 4 e 5, le sottovarianti in circolazione oggi, hanno mutazioni in più rispetto a Omicron 1, ma i test condotti sull’uomo dalle aziende produttrici hanno mostrato dati positivi. Su 100 anticorpi indotti dal vaccino aggiornato sulla base di Omicron 1, 30-40 riconoscono Omicron 5. Su 100 anticorpi indotti dal vaccino attuale fatto con il virus di Wuhan, solo 10 riconoscono Omicron 5. Il nuovo vaccino quindi è vantaggioso. Dovrebbe aumentare la protezione dai contagi, anche se non sappiamo di quanto, e dovrebbe far salire la protezione dalla malattia grave dall’80% attuale all’85%”.

Dovremmo farlo tutti?
“A mio parere sì, ma questo virus uccide soprattutto gli anziani e gli immunodepressi fragili. I primi in autunno dovranno essere loro”.

Dovrebbe essere obbligatorio?
“La decisione spetta alla politica, ma i dati scientifici sono chiari. I vaccini a Rna, somministrati in 2,8 miliardi di dosi nel mondo, hanno salvato parecchi milioni di vite e non hanno causato una sola vittima”.

Oggi però molti decessi avvengono anche fra i vaccinati.
“I vaccinati con tre dosi che muoiono di Covid hanno 84 anni e quattro altre patologie di media. Per questo gli anziani e i fragili dovrebbero fare senz’altro la quarta dose, continuare a indossare la mascherina e restare molto cauti”.

Quando dovremo rivaccinarci?
“Dipende. Con un virus che non muta, come ad esempio l’epatite B, la memoria dura 5-10 anni. Con un virus che cambia spesso come l’influenza il vaccino va aggiornato ogni anno. Sars-Cov2 ha prodotto quattro varianti importanti in un anno, ma non sappiamo cosa farà in futuro”.

Lei come affronta questo periodo?
“Faccio tutto, perché sono vaccinato e non sono fragile, ma porto sempre la mascherina dove è richiesta. In genere la mia casella di posta si riempie dopo un’intervista sull’utilità dei vaccini”.
 

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