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Se il figlio dell’ex Nar e il coadiuttore, cioè l’ aiutante del garante dei detenuti del Lazio nominato dal consiglio regionale, vincono gli appalti pubblici con una cooperativa che impiega i detenuti da mettere alla prova. Insomma, a Roma e nel Lazio, da Latina a Frosinone, c’è chi fa affari sfruttando il lavoro dei più deboli. Alla faccia delle norme e delle ragioni di opportunità.
Il punto di partenza di questa storia è un’associazione nata per aiutare i detenuti attraverso i percorsi di recupero. Quello di arrivo è una galassia di cooperative in ascesa anche grazie agli appalti pubblici e ai carcerati che lavorano nei progetti di reinserimento al lavoro. Al centro c’è un nome già entrato nei libri di storia. È quello di Luigi Ciavardini, un tempo esponente di punta dei Nuclei armati rivoluzionari, nome di battaglia Gengis Khan. Da ormai 13 anni Ciavardini gode della semilibertà nonostante la condanna per la strage di Bologna del 2 agosto 1980 e un altro paio di sentenze definitive che lo vedono responsabile per gli omicidi del poliziotto Francesco Evangelista e del giudice Mario Amato.
Mentre gli strascichi di quei processi si fanno ancora sentire dalle parti di Bologna, intorno all’ex Nar è possibile tracciare un percorso che parte da Rebibbia, passa per Latina e approda a Frosinone. Un tragitto lungo, sfiorato a più riprese dalle indagini dei pm e dalle inchieste giornalistiche che poi non hanno portato a nulla.
Un viaggio intrapreso nel 2009 con una piccola realtà ora divenuta solo un tassello di una rete più ampia dove ruoli, cariche e parentele delineano un quadro di interessi pubblici e privati che dovrebbe generare un certo imbarazzo dalle parti del consiglio regionale del Lazio: gli eletti hanno nominato nell’ufficio del Garante regionale dei detenuti Manuel Cartella, una persona che lavora a stretto contatto con il figlio di Ciavardini.
Tutto parte dall’associazione “Gruppo idee”. «Aiutare gli altri per aiutare noi stessi», sembra uno scherzo ma è questo il motto che campeggia sul sito “Gruppo idee”, alla sezione “valori”.
L’associazione nel carcere romano di Rebibbia è una realtà che conta: organizza corsi di formazione, eventi culturali, concorsi e convegni. Quelli del “Gruppo idee” hanno anche un giornale, “Oltre il cancello” diretto dal figlio di Bruno Vespa, Federico.
La squadra di rugby creata anni fa nel carcere di Frosinone è diventata così importante da giocarsi il campionato di serie C2 anche fuori dalle mura del penitenziario, sul campo di Tor Bella Monaca. “Gruppo idee” collabora con la Federazione italiana rugby, con i vertici dell’atletica leggera e anche con qualche università romana.
Un vanto per il più grande carcere romano e per altri istituti. Un’opportunità unica, per i detenuti che possono sopravvivere alla routine della detenzione. Per questo sia Ciavardini che la sua compagna Germana De Angelis, presidente dell’associazione, sono ben visti dietro le sbarre.
Non solo. Andrea Ciavardini, il figlio dell’ex Nar, da anni è consigliere di una cooperativa nata a Latina, la Agm. Una realtà che non fa parte né del Forum del terzo settore e non ha legami con le centrali cooperative (Agci, Legacoop, Confcooperative, Federsolidarietà), ma che recentemente ha triplicato il suo fatturato ed molto vicina anche a una cerchia di cooperative che godono di numerosi appalti pubblici, specialmente dalle parti di Frosinone.
Il tutto nonostante qualche intoppo dovuto a un paio di detenuti, o ex detenuti, che mentre si dedicavano alla cura del verde pubblico per conto di Agm si occupavano anche di altre piante, di marijuana: nascondevano l’erba e il provento di vecchie rapine dentro al magazzino della Motorizzazione civile.
Non è per questo che la Agm è sotto i riflettori. Cartella è stato nominato dal consiglio regionale del Lazio “coadiuttore” del garante dei detenuti del Lazio nell’agosto scorso. Percepisce come compenso il 40 per cento dello stipendio di un consigliere regionale, circa 4mila euro al mese. Durante i cinque anni di mandato, in virtù della legge Severino e della legge regionale del 2003, non potrebbe svolgere attività di lavoro autonomo o subordinato, risulta presidente del Consiglio di amministrazione della Agm.
La rete di Ciavardini cresce anche durante il lockdown nel 2020, quando distribuisce aiuti alle famiglie in difficoltà tramite l’associazione “Gruppo Idee”. Le sue iniziative di beneficenza hanno attirato l’attenzione della Rai.
Applaude Ciavardini pure l’ex parlamentare Domenico Gramazio. «Ci sono dei rischi, ma il motto dell’associazione è aiutare gli altri per aiutare se stessi – sottolinea l’ex Nar – ci calza a pennello. Lo sprezzo del pericolo, un filo di incoscienza, sono parte integrante della nostra vita, del nostro pensare e soprattutto del nostro agire». Il suo motto? «Sempre in trincea, sempre in prima linea». Dentro e fuori le sbarre.