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“Abbiamo sentito un boato, poi la massa di ghiaccio ha spazzato via tre persone, non so quanti altri siano rimasti coinvolti, era pieno di cordate oggi. Ho visto partire anche un bambino di 9 anni in cordata con due adulti: vi prego, ditemi che è vivo…”. Elisa Dalvit, trentina di Grumes, ha la voce rotta dalle lacrime. Sta scendendo con i suoi compagni di cordata, in tutto cinque persone, dalla cresta Ovest della Marmolada, direzione rifugio Contrin.
Si sente miracolata Elisa, perché solo per un caso fortuito non si è trovata sulla traiettoria della slavina provocata dal distacco di un seracco a Punta Rocca: “Siamo saliti dalla ferrata della cresta Ovest in quattro, ma un quinto ha deciso di salire dalla via normale, facendo la ferratina. È arrivato dopo di noi, ci siamo fermati in vetta ad aspettarlo, prima di scendere dal ghiacciaio”. Un’attesa che, Elisa ne è convinta, ha salvato la vita a lei e ai suoi amici: “È stata la nostra salvezza, altrimenti ora saremmo sotto”.
“Eravamo poco sotto la vetta, nei pressi della ferratina che poi porta sulla via normale. All’inizio abbiamo sentito un rumore mostruoso, una nuvola immensa, una forza brutale – racconta Elisa gli attimi drammatici del collasso del seracco – poi abbiamo visto il punto del distacco: il ghiaccio era azzurrissimo. Il nostro capo-cordata ha chiamato subito i soccorsi, così come Carlo Budel, il gestore del rifugio”.
“Ne ho viste di cose in montagna – racconta Mauro Baldessari, anche lui trentino di Albiano, un altro membro della cordata – ma una cosa del genere mai. La slavina avrà avuto un fronte di cento metri, un tonfo tremendo. Purtroppo ho visto almeno tre persone travolte. Fortunatamente una decina di persone si sono fermate prima di un crepaccio”. A rendere drammatico il bilancio della tragedia, il numero di persone che ieri, complice un tempo meraviglioso, ha toccato la cima della Regina delle Dolomiti: “Secondo me – dice Mauro – in vetta c’erano almeno trecento persone”.