[ Leggi dalla fonte originale]
Offrirà ascolto. Disponibilità a impegnarsi al massimo sui dossier sociali, a partire dal reddito di cittadinanza e dalle prossime, imminenti misure di contrasto all’inflazione. Mario Draghi ha nuovi interventi in cantiere nelle prossime settimane. E garantirà a Giuseppe Conte — come al Pd e alla Lega — uno sforzo del governo per sostenere i più deboli e spezzare la catena dell’aumento dei prezzi. Allo stesso tempo, chiarirà all’avvocato che sugli impegni internazionali dell’Italia l’esecutivo non arretrerà di un millimetro. Le armi a Kiev, continueranno ad arrivare. Il decreto interministeriale, il quarto, sarà pubblicato tra mercoledì e giovedì. L’ombrello del Parlamento c’è, ribadito anche di recente. Ecco, se il Movimento cerca una scusa per una crisi di governo, questo è il terreno su cui incontrerà intransigenza da parte di Palazzo Chigi.
Conte pressa Draghi: “Ecco cosa serve per evitare la crisi di governo”
di
Matteo Pucciarelli
Un primo, grande risultato per il capo dell’esecutivo sarebbe questo: capire cosa vuole davvero Conte. Non ha chiaro — non ha mai avuto chiaro — quale sia il punto di caduta del leader 5S. L’avvocato si comporta spesso come se volesse mettersi all’opposizione, poi però resta nel governo. E soprattutto: non chiede. Non propone. Non rilancia, come fanno tutti, per poi tentare di accordarsi. Non c’è dunque rabbia, quando Draghi si confronta con la resistenza di Conte: semmai stupore e scarsa comprensione delle ragioni che guidano il pentastellato nel conflitto con Palazzo Chigi.
Non tutto, però, sembra sotto controllo. Durante il vertice tra Enrico Letta, Roberto Speranza e Conte si è avvertita netta la sensazione di trovarsi su un piano inclinato, con il grillino davvero in bilico. È come se l’avvocato sapesse di non avere ormai altra scelta che rompere, ma non avesse il coraggio (la spregiudicatezza, la convinzione) di arrivare fino in fondo. Una cosa, almeno, sembra guidare le mosse del leader 5S: se opposizione deve essere, che sia cavalcando un tema sociale. Ma è proprio per questo motivo che Draghi non sembra disposto a regalare al Movimento questa possibilità. Il presidente del Consiglio è pronto ad esempio a mostrare massima disponibilità sui dossier sociali, nei limiti del possibile e del bilancio.
L’emendamento che ha modificato il meccanismo del reddito di cittadinanza, per iniziare, potrà nuovamente essere rivisto: stralciato dal decreto, oppure cambiato in sede di attuazione del provvedimento. Ma non è tutto. Bisogna muoversi per contenere l’inflazione. Quella europea, a differenza degli Stati Uniti, non è figlia di un’economia dopata da misure per la ripresa. Non è necessario, dunque, raffreddarla con una politica dei tassi, piuttosto incidendo sulla scintilla che ha provocato l’impennata: il costo dell’energia. Con un tetto al prezzo del gas, per il quale l’ex banchiere chiede unità d’intenti tra le forze politiche in modo da condurre una battaglia a Bruxelles. E attraverso interventi mirati prima dell’estate: non solo per il contenimento del prezzo della benzina e delle bollette, ma per il sostegno ai deboli e alle imprese in crisi. Ricercando un patto con le parti sociali, in modo da garantire il potere d’acquisto dei salari più bassi ed evitare allo stesso tempo un rialzo degli altri stipendi, che favorirebbe una spirale inflazionistica generalizzata. Una mediazione sul termovalorizzatore di Roma, inoltre, è considerata alla portata. E comunque, nessuno ritiene che Conte voglia uscire dal governo su questo punto, per di più nei giorni in cui Roma sembra travolta dai rifiuti e dai miasmi nelle strade piene di turisti.
Se l’avvocato vorrà discutere di tutto questo, troverà in Draghi un interlocutore disponibile. Se invece porrà condizioni inaccettabili — ricatti, veti, richieste di rimpasto a scapito dell’ex grillino Luigi Di Maio — incontrerà la resistenza del presidente del Consiglio. Da capire inoltre se il grillino solleverà il nodo della rappresentanza del Movimento al ministero dell’Economia, adesso sguarnita. Tutto, comunque, va interpretato partendo da una premessa: il premier resterà a Palazzo Chigi soltanto a condizione di poter incidere. E in un quadro di unità nazionale: se i cinquestelle si sfileranno, o ipotizzeranno appoggi esterni, allora la crisi sarebbe immediata.
Esiste però un solo dossier su cui Palazzo Chigi ha già fatto sapere ai grillini che non arretrerà: le armi a Kiev e la posizione internazionale dell’Italia nella crisi. Su questo punto, non esiste discussione. Anche perché domani Draghi volerà ad Ankara. E tratterà con Erdogan i dettagli di un patto per il grano — reclamato per primo — che è esempio di quella volontà di non trascurare gli spiragli di diplomazia. Se neanche questo dovesse bastare a Conte, allora ognuno si assumerà le proprie responsabilità.