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Base jumper salentino morto in Trentino: Jonathan Ciardo aveva 33 anni e aveva fatto della sicurezza in montagna il suo lavoro

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Un base jumper di Gagliano del Capo, Jonathan Ciardo di 33 anni, è morto precipitando in un bosco in provincia di Trento. L’ha ucciso la sua stessa, grande passione. Uno sport che praticava da almeno dieci anni e che, come molte domeniche, lo stava impegnando in un volo tra le cime rocciose dell’area. I fratti sono successi domenica mattina. Come succedeva spesso, il giovane commerciante aveva lasciato la sua cittadina, dove è proprietario in centro di un noto negozio di calzature, per raggiungere il monte Casale, poco a nord della cittadina di Dro. Si tratta di un luogo di ritrovo per appassionati di Base jumping, uno sport estremo che consiste nel lanciarsi da alte piattaforme, naturali o artificiali, e atterrare con un paracadute o utilizzando una tuta alare.

A mezzogiorno era previsto il salto dal cosiddetto “secondo pilastro” della montagna, un’uscita dedicata proprio a chi pratica questo genere di attività, ma il salentino non ha mai raggiunto i suoi due compagni di lancio che, immediatamente, hanno dato l’allarme. L’intervento degli esperti del soccorso alpino e speleologico del Trentino, con il supporto di un elicottero, è servito ad individuare velocemente una tela spiegata nel bosco e, purtroppo, al di sotto c’era il corpo dell’uomo. Per lui non c’era più nulla da fare e probabilmente è morto sul colpo. La tragedia si è verificata nella zona di Pietramurata, nei pressi delle cave di sabbia dell’area, e la caduta nel vuoto potrebbe essere stata di circa 700 metri. Successivamente la salma è stata trasferita nel campo sportivo della piccola frazione di Dro. Su disposizione del magistrato di turno è stata affidata ad una impresa di pompe funebri in attesa dell’arrivo dai familiari dal Capo di Leuca, i genitori e le due sorelle.

La famiglia del giovane è molto nota a Gagliano, una comunità di poco meno di 5mila abitanti. Il giovane uomo era nato in Svizzera dove la famiglia si era trasferita per lavoro del papà Michele per poi far ritorno nel Salento, insieme ai genitori, ed aprire un negozio di scarpe che si trovava proprio accanto alla propria abitazione, in via Bari. La sua perizia negli sport estremi era comprovata non solo dai frequentissimi viaggi che effettuava in Trentino ma anche per aver persino trovato lavoro, proprio quest’anno, in una importante impresa che opera sulle Dolomiti e che si occupa di disgaggi, messe in sicurezza di pareti rocciose, protezione di scarpate da frane e caduta massi. Preludio ad un cambio radicale di vita e a un trasferimento definitivo al nord che è stato bruscamente interrotto da questa tragedia.

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