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Ordinanze, bollettini e bandiere rosse come al mare: come rendere più sicure le escursioni in vetta dopo il caso Marmolada

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Trovare un sistema, come la bandiera rossa quando c’è il mare mosso, per mettere in guardia gli escursionisti che si avventurano in montagna. E’ l’idea lanciata da Luca Zaia, presidente della regione Veneto: “Resto personalmente convinto che sia necessario affinare il sistema di monitoraggio per essere nelle condizioni di impedire l’accesso al ghiacciaio quando le condizioni non lo consentono. Un po’ come succede con la bandiera rossa al mare”. Che però lascia l’ultima parola agli esperti. Impossibile negare il cambiamento climatico e la responsabilità che questo ha e potrà avere sui nostri (e non solo) ghiacciai e alte vette, come appunto dimostrato dalla tragedia della Marmolada. E’ quindi un percorso obbligato correre ai ripari, anche con soluzioni all’apparenza semplici, per evitare, come lo stesso premier Mario Draghi ieri a Canazei ha ribadito che “il governo deve impedire che si ripetano episodi del genere”.

Un sistema misto per la gestione dei rischi

“È evidente che occorre dotare l’Italia di un sistema misto di gestione dei rischi catastrofali, in analogia con quanto si riscontra all’estero, in modo da accrescere la resilienza di cittadini e imprese di fronte a eventi avversi in fortissimo aumento”. Lo ha detto la presidente dell’Ania Maria Bianca Farina, che aggiunge “si tratta forse dell’ultima finestra di opportunità per allinearsi ai migliori standard internazionali, riducendo la vulnerabilità del nostro territorio che frena le possibilità di crescita e rischia di far aumentare le disuguaglianze”.

Wanner: “Escursioni solo in primavera”

In attesa quindi che venga messo a punto un sistema che possa salvaguardare i turisti della montagna, gli esperti fanno già sapere che in alcune zone delle Alpi le escursioni in alta montagna in futuro potranno essere effettuate solo in primavera, quando il manto nevoso è ancora più compatto e le temperature più basse. A sostenerlo è Thomas Wanner del Club alpino austriaco. “Da alcuni anni – fa presente Wanner – le guide alpine locali non offrono più la scalata d’estate del Pan di Zucchero, una vetta di 3.507 metri sul confine tra il Tirolo austriaco e l’Alto Adige, e sul Grossglockner, la vetta più alta dell’Austria con 3.798 metri, la via normale è stata spostata”. “Il vero problema – spiega Marco Gabl, un altro esperto del Oeav  – è la ritirata del permafrost, “il collante delle Alpi”, che fa aumentare il rischio caduta sassi. Per questo motivo regolarmente viene interdetto l’accesso al Monte Cervino”.

Mercalli: “Il rischio zero non esiste”

“Non si possono prevenire questi rischi in alta montagna – spiega il meteorologo e climatologo Luca Mercalli – La Marmolada è un ghiacciaio normale, senza sintomi: ci sono altri ghiacciai molto più pericolosi. Non si può escludere nessuna zona dal rischio, ma al tempo stesso non si possono escludere tutti i ghiacciai dal transito. Il complesso dei ghiacciai alpini ha delle situazioni di criticità che sono monitorate. Penso, per esempio, a Courmayeur col ghiacciaio di Planpincieux. Il rischio qui è calcolabile perché il ghiacciaio è controllato e allora si può fare un’ordinanza che vieta il transito alle persone. Certo è che non ci sono state colpe – tiene a specificare Mercalli – né dell’amministrazione né dei singoli. C’è stata anche sfortuna nella tragedia della Marmolada perché è successa di domenica, se accadeva alle 3 di notte di un giorno feriale sarebbe stato diverso”.

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