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Crescono i contagi causati dalla variante Omicron 5. Molte persone ormai si comportano come se il virus fosse diventato un banale raffreddore. C’è chi – positivo dopo un test fai-da-te e senza sintomi – non si autodenuncia ed evita di stare in quarantena, continuando la propria vita sociale consueta. Anche per questo alcuni esperti hanno puntato il dito contro i tamponi in casa. Facciamo il punto con il virologo Fabrizio Pregliasco.
Quando non si hanno sintomi si è contagiosi lo stesso? E quanto?
“È sicuro che una sintomatologia evidente incrementa la contagiosità. Ma è certo che anche gli asintomatici trasmettono il virus. Non so se al momento esistano stime precise e percentuali sulla contagiosità, ma comunque è dimostrato: questa malattia non riuscirebbe a fare quello che sta facendo senza l’“aiuto” degli asintomatici. Anche perché, banalmente, si tende ad avere contatti più ravvicinati e prolungati con una persona che non mostra sintomi”.
Quindi chi è positivo e fa finta di niente, e magari se ne va in giro come se nulla fosse, è un irresponsabile.
“È un atteggiamento assolutamente sbagliato. Qualcuno si comporta come si faceva con la vecchia influenza: anche quando si stava male, ci si imbottiva di paracetamolo e si andava avanti come prima. È la conseguenza di una narrazione sbagliata, che sostiene che Omicron si è “raffreddorizzata”, che è diventata una malattia banale, come un raffreddore. Ma non è del tutto così”.
Cioè?
“Di sicuro si è rabbonita, anche rispetto alla variante Delta. Ma questo è stato possibile grazie al gran numero di soggetti vaccinati o guariti, o entrambe le cose”.
Quanto servono i vaccini contro Omicron 5?
“La seconda narrazione sbagliata che sento in questi giorni è che il vaccino non serve più a niente. Statisticamente, rispetto a Omicron 5 i vaccini riescono a ridurre del 30 per cento le infezioni e del 50 per cento gli effetti gravi. Non è poco. Comunque è dimostrato che con le dosi di richiamo c’è un aumento degli anticorpi e questo fa sì che, rispetto alla popolazione generale, ci sia una diminuzione dei casi gravi”.
Per ora – a parte i soggetti fragili – la quarta dose è raccomandata per gli over 80.
“Io vedrei anche di abbassare l’età a 60 anni”.
E una volta guariti l’immunità quanto dura?
“Dipende. Il problema sono le nuove varianti che nascono in continuazione. Ci sono persone guarite che dopo un mese si sono infettate di nuovo con una variante diversa”.
Qualche suo collega ha sostenuto che i tamponi fai-da-te andrebbero aboliti.
“Nell’ottica di una convivenza futura con il virus anche i test fai-da-te aiutano. E poi è una cosa ineluttabile, non possiamo andare avanti per sempre con i tamponi “ufficiali”. Però, ripeto, le persone dovrebbero usarli in modo responsabile e comportarsi di conseguenza”.
E le mascherine?
“Sono assolutamente indicate per i fragili e per le persone che li assistono. Gli altri dovrebbero usarle come gli occhiali da sole, cioè quando servono: al chiuso, nei luoghi affollati”.
Ma arriveremo mai a una vera “convivenza” col virus?
“È chiaro che nel prossimo futuro – ma non ora, non ancora – bisognerà immaginare un modo per far sì che le persone possano continuare a lavorare normalmente anche da positive”.
E per ora?
“Per adesso ribadiamo che non è archiviato tutto. Le aperture sono state vissute come la fine della pandemia, ma ora si assiste a un nuovo aumento dei contagi. Quindi dobbiamo dire agli italiani che non è escluso che tra qualche mese si torni a delle misure restrittive, tutto dipende dall’andamento epidemiologico”.
Quindi anche quest’anno aspettiamo l’autunno…
“Se escludiamo – si spera – l’arrivo di varianti particolarmente aggressive, l’andamento futuro, endemico, non sarà una presenza bassa e continua del virus. Non ci sarà una linea retta, diciamo. Piuttosto si assisterà a delle “onde” che, se tutto va bene, nel tempo andranno a digradare come quelle create da un sasso lanciato in uno stagno. Alla fine diventerà davvero come uno dei tanti coronavirus che già conosciamo. Ma non ci siamo ancora”.