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Esiste una sola certezza, nella Rai dei “migliori”, ad appena 48 ore dalle nomine nei Tg, le prime nel delicato settore dell’informazione pubblica: il nuovo direttore del più importante notiziario nazionale sarà in realtà una direttora. Per la Tv di Stato, da sempre a trazione maschile, una vera innovazione: in quasi 80 anni di storia, mai una donna è salita sulla tolda della testata ammiraglia. Destinata tuttavia a restare, quasi sicuramente, l’unico inedito.
Colpa dei veti incrociati della politica, che l’ad Carlo Fuortes pensava di risolvere consultando i leader dei partiti, salvo restare stritolato nel solito gioco al rialzo fatto di richieste impossibili e candidature improbabili. Tanto che la partita, giudicata non più rinviabile, si sarebbe ora trasferita a palazzo Chigi, alla disperata ricerca di una quadra che soddisfi la larga e litigiosa maggioranza senza penalizzare troppo l’opposizione di FdI. Rimasta esclusa dal Cda e adesso determinata a strappare (alla Lega) la direzione del Tg2.
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Cambiamento e discontinuità: sono le due direttrici lungo le quali Fuortes avrebbe dovuto muoversi per imprimere una svolta al servizio pubblico. Era quel che gli aveva chiesto Draghi. Ma le prime mosse dell’ad — il piano industriale copia-incollato dalla precedente gestione e una contiguità con la politica ritenuta eccessiva — non avrebbero entusiasmato l’entourage del premier, pensando sulla decisione di sottrarre al vertice Rai la scelta strategica sul nuovo direttore del Tg1. Che, scaduto a fine ottobre, verrà ora rinnovato insieme a quelli di Tg2, TgR e RaiSport.
Quattro caselle che giovedì saranno “riempite” dal Cda (infuriato per non essere stato mai consultato) su proposta dell’ad, il quale dovrà depositare i curricula almeno 24 ore prima. Si conoscerà dunque domattina il nome della donna, «di grande autorevolezza e profilo internazionale», cui toccherà guidare il telegiornale più prestigioso d’Italia. In pole c’è l’ex presidente Rai Monica Maggioni, amica personale del sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli e simpatie politiche trasversali. Contro di lei gioca la richiesta di conservare la presenza in video e l’ostracismo del M5S contiano (ma non di quello dimaiano): il fatto che venga citata nell’inchiesta Open come vicina a Renzi è considerato dai grillini un ostacolo insormontabile.
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L’altra opzione sarebbe Simona Sala, direttora del Gr, che avrebbe il pregio di liberare un posto gradito all’attuale capo del Tg1 Giuseppe Carboni. Altrimenti sprovvisto di collocazione. Meno accreditate sembrano invece le ipotesi, pure sul piatto, di Lucia Goracci e Giovanna Botteri. Anche se Palazzo Chigi non avrebbe rinunciato all’idea di una “papessa straniera” in grado di sparigliare: la preferita, Alessandra Galloni, si è detta tuttavia indisponibile a lasciare la Reuters, mentre l’inviata di Sky Giovanna Pancheri e l’ex direttora Sarah Varetto accetterebbero volentieri. A svantaggio di Pancheri, 41enne sponsorizzata dal consulente di Draghi per i media stranieri Ferdinando Giugliano, c’è che non ha mai guidato una redazione.
Altrettanto complicata la partita sul Tg2, che si intreccia con quella della TgR. Salvini sta infatti battagliando per mantenere alla guida dei notiziari regionali Alessandro Casarin (da sostituire tutt’al più col condirettore, sempre in quota Lega. Roberto Pacchetti) anziché per Gennaro Sangiuliano alla testa del telegiornale cadetto. Il problema è che Meloni non ha intenzione di caricarselo e chiede la promozione del vice Nicola Rao. Il quale, autore di libri come Il sangue e la celtica, è però considerato troppo di destra. Un’impasse che potrebbe portare alla conferma di Sangiuliano.
Infine RaiSport, dove la vice Alessandra Di Stefano dovrebbe sostituire Auro Bulbarelli (pure lui vicino alla Lega). Un’altra direttora. Che farebbe finire due a due il primo tempo del big match “femmine contro maschi” in onda sui Tg Rai. In attesa del secondo.