LECCE – Paziente “parcheggiata” in pronto soccorso cade dalla barella e muore giorni dopo per una lesione del midollo spinale. E i familiari di una 75enne di Scorrano hanno così deciso di sporgere una denuncia-querela per comprendere con esattezza le cause del decesso e valutare eventuali profili di responsabilità. Il fascicolo è sul tavolo della pm Maria Vallefuoco che ipotizza il reato di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, al momento,  a carico di ignoti. Nella giornata di lunedì 11 luglio il medico legale Ermenegildo Colosimo effettuerà l’autopsia affiancato dalla consulente dei parenti della vittima, Ilaria De Fabrizio e l’esame segnerà, di fatto, un primo punto di svolta in questa indagine.

L’odissea dell’anziana, conclusa nel modo peggiore, è iniziata la mattina del 27 giugno quando viene ricoverata nel pronto soccorso dell’ospedale di Scorrano per una eccessiva sudorazione, glicemia alta e pressione bassa a causa di una fibrillazione atriale riscontrata dal medico curante. Le prime notizie sembrerebbero tendere verso l’ottimismo. Si parla di un accertamento da eseguire di lì a breve (l’esame degli enzimi) e la donna rassicura i figli sulle sue condizioni di salute:  sta bene ed è in attesa della visita. Nel tardo pomeriggio, però, i figli dell’anziana vengono informati che la madre è caduta mentre sostava in pronto soccorso e nel contempo rassicurati che sarebbe stata dimessa di lì a breve. I familiari iniziano a insospettirsi. Nessuno dei medici interpellati sa dire come la donna sia caduta. In bagno? In corridoio? O mentre era distesa su una barella come poi confermerà la diretta interessata nel corso di una telefonata ai figli poco dopo. E il tonfo sarebbe stato anche piuttosto violento. La paziente, infatti, accusa dolori al collo ed è impossibilitata ad eseguire qualsiasi tipo di movimento perché come paralizzata.

Sul perché quei dolori si fossero estesi anche alle gambe i medici sono tranquilli e riferiscono ai parenti che stavano preparando le dimissioni con la raccomandazione di ritornare il giorno dopo per eseguire la visita cardiologica. Le spiegazioni dell’ospedale, però, non avrebbero calmato i familiari della donna entrata in pronto soccorso con le proprie gambe e ora nelle condizioni di non potersi più muovere. I parenti, così, rifiutano di firmare le dimissioni. Effettivamente, appena pochi minuti dopo, il personale del pronto soccorso contatta gli stessi per informarli dell’opportunità di effettuare una visita in radiologia e verificare così i danni causati dalla caduta. La situazione, in realtà, sta peggiorando a vista d’occhio.

Una figlia, entrata in pronto soccorso, si accorge che la madre ha i piedi freddi e che lamenta un forte dolore al collo. Così, solo dopo aver effettuato i raggi, la paziente viene trasferita in ortopedia, con l’impossibilità più di muoversi. Il giorno seguente – siamo al 29 giugno – i figli vengono informati che le condizioni della madre sono davvero drammatiche perché proprio per le conseguenze della caduta ha riportato una lesione del midollo spinale e la frattura della seconda e terza vertebra della cervicale. Non può più essere operata, in sostanza. E in quei frangenti sempre lo stesso dottore riferisce al figlio che un intervento più celere nelle due ore successive alla caduta avrebbe potuto evitare il peggio. Così nonostante il successivo ricovero presso il reparto di Neurochirurgia del Vito Fazzi per effettuare un’ulteriore risonanza magnetica, l’anziana muore la mattina del 3 luglio quando i familiari vengono informati del suo decesso. E ora vogliono verità e chiarezza assistiti dall’avvocato Mario Blandolino.