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Il presidente Petro curato a Firenze. “Medici italiani, salvate la Colombia”

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La riforma sanitaria del primo presidente di sinistra della storia della Colombia potrebbe prendere spunto dal sistema toscano. Proprio quello che il nuovo leader del paese sudamericano, Gustavo Petro, ha avuto modo di conoscere e sperimentare personalmente un anno e mezzo fa, marzo 2021, quando era ancora solo un senatore e mentre si trovava a Firenze per ragioni personali si ammalò di Covid. Una forma piuttosto severa dell’infezione lo spinse a rivolgersi al Consolato onorario della Colombia a Firenze guidato da Gianni Lusena, che lo mise in contatto con Federico Gelli, all’epoca dirigente dell’ospedale di Santa Maria Nuova, oggi capo del dipartimento regionale di sanità. Gelli gli consigliò di recarsi al pronto soccorso, dove fu visitato e immediatamente poi trasferito a Ponte a Niccheri, dove rimase ricoverato per circa una settimana avendo bisogno delle cure in terapia intensiva.

Da quell’esperienza Petro ha conservato un rapporto personale con Gelli, con cui ha mantenuto contatti assidui e di cui ha particolarmente apprezzato il lavoro e le idee, contenute in un libro sulla gestione delle maxi emergenze sanitarie che il dirigente ha pubblicato nei mesi scorsi. Ora Petro, che si trova proprio in Toscana, in una residenza di campagna in affitto nella frazione di Bagnolo all’Impruneta, ha chiesto a Gelli una mano per l’arduo compito che avrà di fronte, quello di riformare e potenziare il sistema sanitario pubblico colombiano. Un tema che è stato anche oggetto di discussione ad una cena nei giorni scorsi a casa del console colombiano, un rendez vous a cui hanno partecipato anche il governatore Eugenio Giani e il sindaco Dario Nardella, da cui potrebbero presto scaturire una sorta di collaborazione formale tra la Colombia e la Regione Toscana e una missione in autunno da parte della Regione nel Paese sudamericano.

È la storia di un feeling che nasce nel pieno dell’ondata Covid della primavera 2021. Petro, in quel momento senatore, si trova a Firenze. Contrae il coronavirus. Si sente male e si trova in difficoltà. Si rivolge al console Lusena, che lo mette in contatto con Gelli. E dopo qualche ora è prima visitato e poi ricoverato. Quando esce ringrazia più e più volte per la disponibilità il dirigente poi scelto da Giani per guidare la sanità toscana. “È l’uomo che mi ha salvato la vita”, pare che dica Petro di Federico Gelli. “Ecco il nuovo ministro della salute colombiano”, ci hanno scherzato su alla cena Nardella e Giani. Ma aldilà delle battute è vero che Petro ha chiesto una consulenza a Gelli: informazioni e strategie per la costruzione di una riforma sanitaria nel suo Paese. Quella richiesta potrebbe ora trasformarsi in un accordo per lo scambio di informazioni e linee guida per mettere in piedi un sistema in grado di tenere botta anche sotto pressione. Petro peraltro conosce bene Firenze. Sua moglie ci viene spesso per lavoro. E proprio nella tenuta imprunetana nei giorni scorsi ha incontrato il presidente del Partito liberale colombiano César Gaviria per definire i termini di un’alleanza di governo per il periodo 2022-2026. Petro ha vinto al ballottaggio contro il “Berlusconi delle Ande” Rodolfo Hernandez lo scorso 19 giugno, adesso entrerà in carica ai primi giorni di agosto.

Ancora per qualche giorno sarà qui in Toscana, cosa che non va tanto giù all’opposizione colombiana, che lo attacca: “Fai il comunista ma hai la mega casa a Florencia”, anche se non è sua ma in affitto. Quella di Petro èa la storia di un leader di sinistra cocciuto ma amante del dialogo. L’infanzia contadina, la militanza nella giungla nel M-19, un gruppo armato di sinistra, poi due volte deputato e sindaco di Bogotà. Adesso la sfida più grossa: rilanciare un Paese lacerato da criminalità, narcotraffico e violenza, dove la sinistra era stata fin qui associata al rischio di una deriva chavista. Nel programma di Petro pace, sviluppo, equità sociale, energie rinnovabili. E assistenza sanitaria per tutti. Con l’aiuto della Toscana che lo ha salvato dal Covid.

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