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La crisi ucraina, il Covid, il Pnrr. Le nomine non rinviabili. I vertici Ue, Onu, Nato. Ecco di cosa dovranno occuparsi Mario Draghi e il suo governo fino a quando, dopo le elezioni del 25 settembre, non si insedierà il nuovo esecutivo. Il premier resta per la gestione degli affari correnti ma per fronteggiare le emergenze i suoi poteri restano molto ampi: il Consiglio dei ministri potrà anche approvare decreti legge. Per attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza Palazzo Chigi e ministeri dovranno continuare a lavorare a pieno regime.
Lo dicono le regole d’ingaggio definite in una direttiva approvata ieri in Consiglio dei ministri, che è stata oggi diramata con una circolare a tutti i ministri, viceministri e sottosegretari. Con un’avvertenza: ogni membro del governo dovrà “attenersi rigorosamente” alle regole, non uscire dai confini tracciati. Inoltre i ministri “sono invitati a predisporre sollecitamente” una documentazione dettagliata da inviare a Palazzo Chigi sul funzionamento dei loro dicasteri e dipartimenti, nonché un elenco con le attività amministrative in corso di esecuzione o comunque in scadenza.
Ma vediamo nello specifico cosa potrà fare il governo.
Crisi ucraina, Covid, Pnrr
Nel perimetro del “disbrigo degli affari correnti” Draghi e i suoi ministri potranno attuare le leggi e le decisioni già assunte dal Parlamento e dovranno assicurare la continuità dell’azione amministrativa. Ma potranno soprattutto – come concordato con gli uffici del Quirinale – continuare ad attuare il Pnrr e ad adottare decreti legge e tutti gli atti urgenti necessari per “fronteggiare le emergenze nazionali”. Quali siano, lo dice la circolare approvata ieri in Consiglio dei ministri: la crisi internazionale, innescata dalla guerra in Ucraina, e l’epidemia da Covid. Il testo non entra nello specifico delle cose da fare, lascia spazio di manovra. E così come conseguenza del conflitto il governo potrà intervenire per contrastare l’emergenza energetica e dei prezzi, nonché per prendere le decisioni richieste sulla scena internazionale, incluso l’invio di armi a Kiev, autorizzato a marzo dal Parlamento e per il quale il ministro della Difesa Lorenzo Guerini continuerà a informare il Copasir. Come conseguenza dell’emergenza sanitaria ancora non archiviata, si potranno adottare le misure necessarie per contenere il contagio.
L’altro grande campo d’azione sarà “l’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc)”. Il Consiglio dei ministri, per rispettare la road map del piano e provare a scongiurare la perdita dei fondi europei, potrà adottare i decreti legislativi previsti dal piano. E dunque anche attuare le riforme della giustizia e della concorrenza, che era ancora all’esame delle Camere al momento della crisi e che i partiti hanno concordato di approvare anche a Parlamento sciolto, dopo aver stralciato le norme sui taxi.
Le nomine
Il governo potrà fare soltanto le nomine, designazioni e proposte di nomina strettamente necessarie perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti. E quelle necessarie ad assicurare la pienezza e continuità dell’azione amministrativa, se “non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi”. Per ogni iniziativa servirà il via libera del premier Draghi e ogni ministro dovrà verificare che enti, aziende e società partecipate o vigilate dal governo si attengano ai criteri fissati. Il Ministero dell’economia eserciterà i diritti dell’azionista nelle società partecipate, previo assenso del presidente del Consiglio.
Le relazioni internazionali
Sarà Draghi ad autorizzare eventuali missioni all’estero dei membri del suo governo, per continuare a garantire la partecipazione alle riunioni ministeriali e ai vertici dell’Unione europea e delle organizzazioni internazionali di cui l’Italia fa parte, incluse Onu, Nato, Ocse, Osce, Ince, Consiglio d’Europa, G7 e G20. Servirà l’autorizzazione della presidenza del Consiglio ogni volta che si dovrà andare a negoziare o firmare accordi internazionali anche legati alla crisi ucraina.
Il Consiglio dei ministri
Continuerà ad essere convocato per adottare gli atti di legge previsti dalla direttiva sugli affari correnti, per esaminare le leggi regionali e per adottare delibere legate ai procedimenti amministrativi. Non saranno adottati regolamenti governativi o ministeriali, salvo che la legge imponga termini per la loro emanazione o che servano a rispettare obblighi derivanti dall’appartenenza all’Ue o dall’attuazione del Pnrr. L’emanazione di regolamenti, direttive o circolari ministeriali resta subordinata al via libera della presidenza del Consiglio.
Il Parlamento
Le Camere potranno essere convocate per conversione di decreti legge e ogni volta che il Parlamento si riunirà il governo dovrà sempre assicurare la presenza di suoi rappresentanti, che dovranno concordare la posizione da tenere con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.