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Dire che nella Real casa di Arcore non siano stati presi bene gli addii di Renato Brunetta e Mariastella Gelmini è, diciamo così, un eufemismo. Perché in pochi potevamo immaginare reazioni così dure da sconfinare nel sarcasmo. Il patriarca, Silvio Berlusconi, non ha usato mezzi termini: “Riposino in pace”, ha detto liquidando in tre parole due figure che rappresentano 25 anni di storia di Forza Italia. “Non hanno né seguito né futuro”, il commento gelido del presidente. Cui, in ogni caso, i due ministri hanno ribadito stima e affetto.
Ma il giorno dopo, senza troppo clamore, è intervenuta anche la moglie di Berlusconi, Marta Fascina, donna e deputata silenziosissima di cui non si ricordano recenti interviste e interventi pubblici: “Roma non premia i traditori”, scrive d’improvviso Fascina in una storia di Instagram. E decide di accompagnare la sua frase con la colonna sonora di una celebre canzone di Fabrizio De André, “Un giudice”: il brano narra la vicenda di un nano che scala i gradini di una funzione pubblica, la magistratura.