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Beppe Grillo schiaccia il tasto game over per 49 parlamentari del Movimento 5 Stelle. “Quelli del secondo mandato”, come li chiamano i colleghi al primo giro nel Palazzo. Paola Taverna, Vito Crimi, Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli. La scatoletta di tonno si richiude. Non saranno ricandidati. Anche Giuseppe Conte ormai si è rassegnato: “Beppe su questa regola non cede”, ripete da giorni ai suoi. E oggi è arrivata l’ufficialità, via post sul blog del fondatore: “Possiamo essere morti tra 15 giorni, non lo so. Ma so che questi nostri due mandati sono la luce nella tenebra, sono l’interpretazione della politica in un nuovo modo, come un servizio civile. Sia io che Casaleggio quando abbiamo fatto queste regole non l’abbiamo fatto per ‘l’esperienza’, per andare avanti, ma perché ci vuole una interpretazione della politica in un nuovo modo”.
Grillo: No a mini-deroghe
Non ci saranno deroghe, nemmeno formato mini, come aveva suggerito Conte. Anche perché Grillo è il proprietario del simbolo M5S, che va presentato entro il 21 agosto per consegnare le liste. Non ci sono margini per andargli contro. “Noi siamo questi e la legge dei due mandati deve diventare una legge di Stato. L’Italia si merita una legge sui due mandati e sui cambi di casacca”, rilancia l’ex comico. Che ne ha pure per lo scissionista Luigi Di Maio, a cui manda un sonoro Vaffa, ribattezzandolo “Gigino ‘a cartelletta”. “Tutti questi sconvolgimenti, queste defezioni, sparizioni nel nostro Movimento sono provocate da questa legge sui due mandati che è innaturale, che è contro l’animo umano… – dice Grillo – Gigino ‘a cartelletta’ adesso è di là che aspetta il momento di archiviarsi in qualche ministero della Nato, è gente che fa questo lavoro, entra in politica per diventare poi una cartelletta”.
Peones, big e sedicenti big parte la caccia ai seggi ridotti
di
Lorenzo De Cicco
Chi entra e chi esce
Alfonso Bonafede, dopo un colloquio con Grillo durante l’ultima (infausta) trasferta romana del fondatore, ha cambiato l’immagine del profilo di Whatsapp. C’è il logo del suo studio legale, Bonafede & Partners. Tornerà in tribunale. Altri invece ancora ci speravano: Paola Taverna e Vito Crimi da settimane si facevano vedere quasi tutti i giorni nella sede del partito (con pausa pranzo fissa al tavolo di Santovino) e tallonavano il leader. Anche Roberto Fico, terza carica dello Stato da presidente della Camera, ci ha sperato fino all’ultimo. Altri ancora – da Giulia Grillo a Danilo Toninelli – grillini doc, non avrebbero voluto la deroga nemmeno per loro. C’è chi lascia lo scranno e chi scalpita per accaparrarselo. Virginia Raggi, in vacanza sulle Dolomiti, smania: dovrebbe avere un collegio a Ostia, periferia balneare di Roma dove anche nelle sciagurate elezioni di ottobre 2021 è andata forte. Chiara Appendino dovrebbe avere la candidatura a Torino. Mentre Alessandro Di Battista, pronosticano i contiani di ferro, “alla fine non sarà in lista”. E Conte? Si candiderà probabilmente a Roma, al Senato (collegio plurinominale).