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Elisabetta Gualmini, eurodeputata Pd, ha visto la crisi di governo scuotere Bruxelles: “Sino al giorno prima il mantra era: tanto voi avete Draghi”. E mentre sta riguardando le bozze del suo nuovo libro sulla politica e l’Europa, la politologa ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna ragiona sulle alleanze in vista del voto: “Bene il campo largo, ma non con i 5 Stelle, con loro è finita”.
Gualmini, come è stata vissuta la caduta del governo in Italia a Bruxelles?“Abbastanza male, con stupore e senso di smarrimento anche perché negli anni della presidenza di David Sassoli, poi con Gentiloni e Draghi, l’Italia aveva conquistato grande affidabilità, siamo stati il Paese che ha chiesto e ottenuto più risorse di tutti sul Pnrr. E ora ci ritroviamo con i populisti che tornano in auge. E lo spettro di Meloni premier”.
Lei se l’aspettava?“Sono rimasta sconcertata, ho cominciato a capire solo dopo il discorso di Draghi. L’erroreincredibile e assoluto di Conte è stato non solo quello di inseguire lo stile barricadero, lui che è stato presidente del consiglio per due mandati, ma di aver alzato una palla che il centro destra ha poi schiacciato intuendo la faglia aperta col Pd. Salvini e Berlusconi hanno colto l’opportunità di andare al voto”.
Cosa rischia di saltare a livello europeo con questa crisi?“Le riforme subiranno una battuta d’arresto: abbiamo 200 miliardi da spendere del Pnrr, di cui 50 già in marcia, ma vincolati al cammino delle riforme”.
Le elezioni, dunque. Si parla di un campo largo a sinistra: può bastare far fronte comune contro la destra per vincere?“La chiave non è giocare in difesa, sarebbe sbagliato fare tutta la campagna elettorale agitando lo spauracchio del ritorno dei fascisti e dei sovranisti al governo. Ma non ci si deve presentare nemmeno come fossimo l’agenda Draghi. Il Pd deve avere una sua proposta chiara di attacco, dire quello che siamo noi Democratici e costruire il campo più largo possibile. I punti? L’europeismo, la sostenibilità ambientale, il lavoro, la questione sociale e redistributiva, che è enorme visto l’autunno pesantissimo che ci aspetta tra inflazione che sfiora le due cifre e crisi energetica. Il Pd deve parlare di sviluppo agli imprenditori del Nord-Est che fatica a rappresentare”.
In questo campo largo ci devono stare i 5 Stelle?“L’ultima loro deriva è inaccettabile, Conte ha rivelato inadeguatezza politica. Ad oggi non ci sono le condizioni per un’alleanza, con loro è finita”.
Il movimento, che lei ha studiato con il Cattaneo anticipando il loro successo elettorale del 2013, è finito?“Penso sia un ciclo politico finito, fatico a vedere un futuro se si appiattiscono sulla linea Di Battista”.
Letta però ha già detto che Renzi è fuori“Penso a un campo largo da Bersani a Calenda, dall’area più radicale della sinistra a quella più moderata.E poi ce la giochiamo, nessuna elezione è persa in partenza: la gente è arrabbiata e ha ben chiaro chi ha buttato giù il governo. La ricchezza del Pd sta nella credibilità dei propri candidati, lo abbiamo dimostrato alle ultime amministrative”.
E Renzi?“È stato tra quelli che ha appoggiato il governo Draghi e io auspico che l’area centrista che rappresenta insieme a Calenda, Toti, Bonino. si metta insieme. Vedrei con favore la loro riunificazione per dare una gamba moderata al centro sinistra.Se sono incapaci di farlo, deciderà Letta”.