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Il Pd l’ha corteggiata a lungo, ancor prima che i sondaggi interni, riservatissimi, la quotassero come la miglior candidata possibile: donna, con una lunga esperienza alle spalle, ex assessora di una giunta autonomista quindi capace di dialogare con quel centro necessario per il campo largo che i dem inseguono da tempo. Caterina Chinnici, 67 anni, ha vinto le primarie siciliane più controverse di sempre, le prime giallorosse, celebrate mentre a Roma Partito democratico e M5S si dicono addio.
Primarie Pd e M5S in Sicilia: vince Caterina Chinnici
di
Miriam Di Peri
,
Sara Scarafia
Ma lei, all’indomani del risultato che l’ha incoronata candidata progressista, della crisi non vuole parlare: “Lo scenario è cambiato in modo imprevedibile. Le segreterie dei partiti sono al lavoro. L’unica cosa che chiedo, a nome dei 35mila elettori che hanno partecipato alle primarie, è che si faccia chiarezza”.
Magistrata, ex direttrice del dipartimento di giustizia minorile, due mandati da eurodeputata al Parlamento di Bruxelles, Chinnici è stata proposta per la prima volta dall’area Dem del ministro Franceschini col sostegno del responsabile enti locali Francesco Boccia. Intanto per la sua storia: figlia di Rocco, il giudice ucciso dalla mafia nel 1983, 39 anni fa, quando lei aveva 29 anni, ha seguito le orme del padre occupandosi di antimafia e diritti civili, ma anche di diritto all’infanzia, con una cura particolare ai minori figli di detenuti. E per il Pd il suo è il profilo giusto per la sfida del dopo Musumeci. Nonostante tutto.
Chinnici, cosa significa per lei questa vittoria?
“Il voto è una consegna di fiducia che mi investe di una grande responsabilità. Io spero di poter mettere a frutto quel progetto di benessere per la Sicilia che ho in mente e che mette al centro le persone. Mi sono candidata per un atto d’amore nei confronti della mia terra. Farò tutto quello che posso”.
“La destra si può battere”: così la magistrata silente affronterà la nuova sfida
di
Sara Scarafia
Pd e M5S sono alla rottura: davvero la Sicilia può rappresentare un unicum portando avanti l’alleanza giallorossa?
“Difficile e prematuro fare previsioni in proposito. Ma abbiamo il dovere di tenere conto delle persone che hanno partecipato alle primarie”.
Gli elettori progressisti non rischiano di sentirsi disorientati?
“Mi auguro che non lo siano così tanto: abbiamo comunque il dovere di fare al più presto chiarezza”.
Lei ha fatto parte di una giunta autonomista: come si allarga la coalizione in Sicilia? Con chi dialogherà?
“Lascio lavorare i partiti, convinta che le alleanze debbano essere più ampie possibili ma a partire dai progetti, dalla visione, dalle cose concrete”.
Cosa serve alla Sicilia?
“Lavoro, infrastrutture, opportunità per i giovani. Servono i fondi preziosi del Pnrr”
Crede che Musumeci si dimetterà? Al Pd conviene il voto anticipato anche in Sicilia?
“Prima definiamo il campo”.
Le spaccature sulla ricandidatura di Nello Musumeci, sostenuto dal partito di Giorgia Meloni ma sgradito a Forza Italia, vi avvantaggiano?
“Non voglio fare una campagna elettorale contro. Voglio parlare di programmi: sostenibilità ambientale, diritti sociali. Abbiamo un progetto: mi interessa questo, gli avversari meno”.
Cosa significa per lei la possibilità di essere la prima presidente della Regione?
“Sarebbe il segno di un cambiamento culturale importante. Vengo da una lunga esperienza in Europa, dove le donne ci sono già. Credo che i siciliani siano pronti”.
Anche Giorgia Meloni è donna e tenta la stessa impresa a Roma.
“Ognuno ha la sua storia, i suoi valori e i suoi programmi. Non c’è nessun nesso tra il genere al quale si appartiene e il pensiero che si porta avanti”.
La sua candidatura arriva nell’anno del trentennale delle stragi: cosa significa per lei?
“Una coincidenza che ha un valore simbolico. Anche se io ho sempre separato il mio impegno in ambito politico dalla mia storia personale. L’anniversario della stragi fa parte del mio vissuto. Le parole sono importanti, così come la memoria. Ma servono i fatti. Da assessora alla Funzione pubblica ho fatto approvare la legge sulla trasparenza e la semplificazione amministrativa che prevedeva, due anni prima che il Parlamento affrontasse il tema, le prime norme anticorruzione”.
Crede che la formula delle primarie funzioni ancora?
“Considerata la brevità della campagna elettorale e l’introduzione del voto online, nuovo per molti, direi che è andata bene. Quello che funziona delle primarie è il dialogo, l’incontro. Abbiamo parlato con i giovani, siamo stati nei territori. Questo funziona”.
La destra si può battere?
“Io sono convinta di sì. E metterò tutto il mio impegno”.