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Musica, a sorpresa ritornano i cd. Vendite in aumento: in Italia è più 10%

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La musica su supporto fisico è dura a morire. Basti pensare che vinili e cd valgono il 19,2% della torta globale del business discografico: più degli streaming supportati dalla pubblicità e dei diritti derivanti dal diritto d’autore per esibizioni dal vivo, dalle sincronizzazioni (l’uso dei brani in film, spot tv o altri prodotti multimediali) e dai vecchi download.

Certo pesano relativamente poco, 5 miliardi di dollari, rispetto ai quasi 17 assicurati dallo streaming di Spotify e compagnia, ma il fenomeno non sembra fermarsi. E se la tenuta dei vinili è realtà da anni, e il ritorno d’interesse per le musicassette ben più recente per quanto lillipuziano, ora tocca anche ai compact disc, il formato audio inventato da Sony e Philips e lanciato nel 1980. Che quest’anno compie 40 anni, nonostante in molti ne abbiano celebrato il compleanno in anticipo: l’esemplare numero uno venne infatti stampato in un impianto tedesco di Philips nell’agosto 1982.

Era la Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss diretta da Herbert von Karajan con i Berliner Philharmoniker. Il primo titolo a finire sul mercato, nell’ottobre seguente e solo in Giappone, fu invece “52nd Street” di Billy Joel.

Oggi i dati della Riaa, l’associazione dei discografici statunitensi, ci dicono che per la prima volta in 17 anni le vendite di cd sono salite da 31,6 milioni di pezzi a 46,6.

E anche in Italia i numeri della Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana, confermano una tendenza al rialzo: le vendite sono cresciute nel 2021 del 10,6% all’interno di un comparto fisico che è invece esploso del 37,8%.

Fimi la chiama, in modo piuttosto emblematico, “la resilienza del fisico”: «Sicuramente i supporti fisici negli ultimi anni devono la loro sopravvivenza al vinile, che ha visto crescere le vendite in modo significativo peraltro in tutte le classi di età: un trend globale ma con forti numeri anche in Italia – spiega Enzo Mazza, presidente di Fimi – non è infatti un fenomeno da nostalgici ma coinvolge anche i giovanissimi e gli artisti delle nuove generazioni».

Quanto ai compact disc, senz’altro molto del successo registrato nel 2021 si deve alla scelta di alcuni big mondiali di pubblicare anche in quel formato a cavallo fra 2020 e 2021: è il caso di “30” di Adele, che da solo ha piazzato il 2% di tutte le vendite del supporto, di “Map of the soul: 7” dei BTS o di “Evermore” di Taylor Swift, insieme ad alcuni dischi della cantautrice statunitense incisi di nuovo per questioni di diritti come “Red” e “Fearless”.

Anche in Italia è ormai abitudine pubblicare in cd: lo hanno fatto per esempio Fedez per il suo “Disumano”, Rkomi per “Taxi Driver” o Blanco per “Blu Celeste”.

Eppure non è solo il traino dei grandi nomi. Anzi. Engadget ha spiegato che ci sono altri ingredienti ad alimentare questo mini-revival. Il primo è la stabile ripresa dei concerti dopo la pandemia, e prima e dopo i live non si vende musica liquida ma memorabilia di cui i fan vanno ghiotti: «Lo streaming non ha sostituito nulla ai banchetti del merchandising – ha spiegato Kevin Breuner, manager dell’azienda statunitense di distribuzione CD Baby – il fascino di un oggetto fisico come un cd è che si tratta di un cimelio in un’ambientazione dal vivo, qualcosa che puoi farti firmare dagli artisti.

Allo stesso modo, per band e cantanti, non c’è nient’altro da offrire a un fan interessato al merchandising che un cd o una maglietta, è sempre stato così». Ed ha sempre dato una mano alla scena indipendente, più che alle superstar.

Di certo il confronto con i ricavi dello streaming, anche in Italia, non lascia scampo: nel 2011 i supporti fisici valevano il 79% del mercato e lo streaming l’11,5%, oggi quei numeri sono rispettivamente 16,6 e 62,8%. E i 46,6 milioni di oggi negli Stati Uniti nel 2011 erano 240 e nel 1999 938 milioni.

Eppure il vero confronto va fatto con chi scommetteva tutto sull’estinzione senza appello della musica fisica, che invece rimane un pezzo importante nel rapporto fra fan e artisti. «Il cd ha visto sicuramente un effetto rimbalzo dopo i numeri tragici del 2020, in particolare a causa dei ripetuti lockdown – conclude Mazza – in realtà anche nel 2021 abbiamo registrato vendite inferiori al 2019, tuttavia il supporto ha mostrato di reggere. Tra in-store, cofanetti esclusivi e l’effetto Bonus Cultura sui giovani il cd tiene a dispetto delle previsioni che lo davano per completamente spacciato. In particolare, solo nel 2021 tra vinili e cd il Bonus Cultura 18 app ha avuto un impatto che vale circa 20 milioni».

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