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Mamma uccisa a Catania, il figlio piccolo collocato in una comunità per minori

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Lo hanno visto andare via per mano degli assistenti sociali, che lo hanno accompagnato lontano da quell’isolato in cui tre giorni fa il fratello ha ucciso la loro mamma. È stato collocato in una comunità protetta il figlio piccolo di Valentina Giunta, la trentaduenne catanese uccisa a coltellate dal figlio di 14 anni.

Ancora nessun particolare filtra sulle ragioni della decisione, secondo indiscrezioni dettata dalla volontà di offrire la massima tutela possibile ad un bambino che in una notte ha perso la mamma, barbaramente uccisa, e un fratello, che ha confessato di esserne il killer.

Il piccolo era in casa

Per una serie di circostanze fortuite, mentre la mamma veniva assassinata, il bambino si trovava a casa della nonna paterna, in quell’appartamento in cui da mesi viveva il fratello.

Il ragazzo non aveva accettato che la madre avesse deciso di lasciare il padre, da tempo detenuto insieme al nonno per una storiaccia di auto rubate e ricettate su larga scala, come di sgarbi da “lavare” a colpi di pistola. Non aveva accettato il trasferimento in un altro quartiere. Era rimasto a san Cristoforo, a casa di quella nonna che chiamava “la donna della mia vita” e con la quale condivideva il rancore verso la donna che aveva “abbandonato” il padre, “il suo leone”.  

Quella sera, mentre lui dava sfogo alla sua rabbia colpendo la madre più e più volte, il fratellino piccolo era andato a salutare la nonna. E lì è rimasto quando il delitto è stato scoperto, la macchina delle indagini si è avviata, la mamma è diventata solo un corpo coperto da un telo.

Liti in famiglia

Ma per il tribunale per i minorenni quella soluzione era tutto fuorché consona. La nonna del bambino è da tempo indagata per una brutale aggressione al consuocero, il padre di Valentina.

E anche su di lei, i familiari della giovane mamma uccisa hanno chiesto che si indaghi per far luce finalmente sul clima di paura e violenze che Valentina Giunta e i suoi hanno dovuto tollerare per mesi. La famiglia dell’ex compagno non aveva accettato né la decisione  di lasciarlo perché “un uomo in carcere non si abbandona”, né la scelta di andare via dal quartiere. Per loro era “una traditrice”. E questo ha finito per ripetere il figlio più grande, che per mesi ha covato rabbia e rancore. Esplosi lunedì sera in un omicidio brutale.

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