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Un centro città blindato per il centrosinistra, alcune periferie e zone dell’hinterland sicure per il centrodestra e qualche collegio in cui, invece, la battaglia è un po’ più aperta, con diverse tendenze, più o meno marcate. In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, gli occhi sono puntati sui collegi uninominali. Quelli, cioè, dove si elegge un solo parlamentare con una sfida secca tra candidati e partiti. Milano città è divisa in quattro collegi uninominali, tre per la Camera e uno per il Senato. I collegi in cui si gioca la partita sono due-tre. Se si allarga il focus su tutta la Città metropolitana, che è divisa in dieci collegi, sette per la Camera e tre per il Senato, le zone in cui i giochi sono più o meno aperti sono cinque.
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Il perché ci siano differenze marcate, anche all’interno della stessa città, lo spiega Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo, l’ente di ricerca che nei giorni scorsi ha pubblicato una mappa con le previsioni sui collegi uninominali di tutta Italia. “Premesso che le previsioni sui singoli collegi, soprattutto in questa prima fase, non possono essere troppo precise, c’è una tendenza piuttosto consolidata” che emerge anche dagli ultimi sondaggi e dalle scorse tornate elettorali: “Le zone più benestanti e abitate da una classe media con un più alto tasso di istruzione vanno al centrosinistra, mentre le zone più periferiche votano diversamente”. Nulla di nuovo, anche se alcuni collegi potrebbero riservare sorprese.
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Partiamo da Milano città. Blindato per il centrosinistra è il collegio della Camera che comprende il Municipio 1 e le zone interne alla cerchia filoviaria della 90 – 91. Poi c’è il collegio del Nord che comprende le aree più esterne dei Municipi 8,9,2 e 3. Qui, spiega Paolo Natale, sociologo e politologo della Statale, “l’orientamento di voto è però verso il centrosinistra”. Le zone Sud della città invece, cioè le aree esterne dei Municipi 4,5,6 e 7 “sono quelle dove il centrosinistra è più a rischio”. Per quanto riguarda il Senato, invece, il collegio è uno solo: comprende tutta la città, ad eccezione di alcuni quartieri della fascia Nord Ovest (Quarto Oggiaro, Gallaratese, Bovisa, Affori) che si “conteggiano” con Sesto San Giovanni. È questa la sfida più netta, proprio perché rispecchia l’andamento, in blocco, della città: “Non c’è nulla di blindato – spiega Natale – ma vista anche la tendenza delle ultime Comunali (quando tutti i Municipi sono stati vinti dal centrosinistra con un Pd come primo partito in città ndr), è probabile” che si colori di rosso.
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Se si allarga il focus sui Comuni dell’hinterland, l’ago della bilancia pende più verso il centrodestra. Per quanto riguarda la Camera, sono probabilmente sicuri per Meloni, Salvini e Berlusconi l’uninominale di Sesto San Giovanni e quello di Legnano, mentre, spiega sempre Natale sulla base delle rilevazioni periodiche che si fanno sui territori, “sono più contendibili il collegio di Rozzano che potrebbe andare al centrosinistra e quello di Cologno”. Qui, i dirigenti dem nutrono qualche speranza sulla scia di alcuni Comuni come San Donato e San Giuliano che sono andati bene alle ultime Amministrative. Al Senato, invece, non c’è partita: nel Pd quando si citano i due collegi di Sesto e Cologno la parola più utilizzata è “proibitivi”.
Nei prossimi giorni, però, quando sarà più nitido il perimetro della coalizione a cui sta lavorando Enrico Letta e soprattutto quando si avranno le liste di candidati, il quadro sarà un po’ più chiaro. Visto il taglio dei parlamentari, in molte caselle saranno confermati gli uscenti. Per le new entry, ad esempio, il Pd punta su Silvia Roggiani e su Piefrancesco Maran. Mentre Forza Italia, ad esempio, potrebbe candidare il consigliere comunale Marco Bestetti.