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Siccità e turismo, docce chiuse e spiagge ecosostenibili: così gli operatori affrontano la scarsità d’acqua

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“Risparmiate l’acqua, fate la doccia con un amico”, esortava Mae West. Un consiglio che mai come in questi giorni appare saggio. La siccità attanaglia il Paese e a ben poco sono serviti i temporali degli ultimi giorni. A pagare il prezzo più alto – naturalmente – è l’agricoltura. Ma il settore turistico come sta affrontando la carenza del prezioso liquido, mentre da Nord a Sud i sindaci emanano ordinanze più o meno severe per limitare docce in spiaggia e altri usi “non necessari”?

In Liguria niente docce in spiaggia

Tra le regioni più colpite c’è la Liguria, ormai sono decine i comuni che hanno introdotto misure di risparmio idrico, spesso drastiche: ad Alassio il sindaco ha chiesto agli stabilimenti di “interrompere l’erogazione delle utenze idriche destinate alle docce e ai lava piedi”, in alcune fasce orarie. A Celle, docce in spiaggia permesse solo per un’ora. A Cogoleto, sin da giugno, docce spente nella spiagge libere. Misure simili a Vado, Andora, Varazze, Finale. Negli ultimi giorni il centro storico di Cervo, gioiello dell’imperiese, è rimasto completamente a secco e l’acqua arriva con le autobotti per poche ore al giorno. La sindaca Lina Cha ha pubblicato un video-appello per invitare cittadini e turisti “a un uso responsabile”. Ma negli alberghi le disdette fioccano.

In Romagna buon senso e spiagge ecosostenibili

Meno critica la situazione in Romagna, dove l’invaso di Ridracoli garantisce un po’ di tranquillità alla riviera. Molti comuni hanno emanato ordinanze per il risparmio, ma per i balneari non ci sono divieti, piuttosto inviti a un uso morigerato: “Ci si rimette al buon senso – dice a Repubblica Simone Battistoni, titolare del Bagno Milano di Cesenatico, presidente della locale cooperativa Stabilimenti balneari e presidente regionale del sindacato balneari Sib Confcommercio – abbiamo raccomandato agli operatori di ridurre l’acqua nebulizzata nei campi da beach volley, che è proprio sprecata anche perché la si usa nelle ore di pieno sole. Già da tempo nelle docce usiamo i soffioni ad aria, che sfruttano l’effetto Venturi. Così lo spreco è più che dimezzato. E se il riduttore è di buona qualità le persone non se ne accorgono nemmeno. Alla fine si risparmiano migliaia di litri”.

Neanche a Rimini gli operatori si sono fatti trovare impreparati: “Già nel 2003 la provincia lanciò un bando per le spiagge ecosostenibili, in cui venivano finanziate anche misure per il risparmio idrico – racconta a Repubblica Mauro Vanni, proprietario del Bagno Sessantadue e presidente di Confartigianato Imprese Balneari – per esempio a tutti gli stabilimenti sono stati distribuiti gratis dei riduttori di flusso, che razionalizzano il consumo dell’acqua. Per chi voleva, la provincia ha sovvenzionato al 50 per cento gli impianti di raccolta e riciclo delle acque grigie, come quelle delle docce, che vengono riusate per gli scarichi. Nel mio stabilimento l’impianto c’è e garantisce un grande risparmio idrico”.

In Veneto acqua razionata e docce chiuse

Anche più a nord, in Veneto, alcune località erano pronte ad affrontare la carenza d’acqua. A Bibione, che vanta una delle spiagge più frequentate d’Italia, “non sono state contemplate restrizioni e non stiamo vivendo nessun disagio – spiegano a Repubblica dal Consorzio Bibione Live, che riunisce tutti gli operatori turistici – docce libere in spiaggia e fontane che funzionano”. Il che non vuol dire che l’acqua sia sprecata: “la nostra località è stata la prima destinazione turistica in Europa a certificarsi Emas” (la certificazione ambientale rivolta ad aziende ed enti pubblici) e questo ha significato la “progettazione di impianti intelligenti, performanti sotto il profilo ambientale”. Ma in altre mete della regione la situazione è diversa. A Caorle, Eraclea e Torre di Mosto la settimana appena passata è stata da dimenticare. A causa della siccità il cuneo salino è risalito lungo il corso del Livenza e si è dovuto ridurre l’erogazione di acqua sul litorale: per tre giorni gli stabilimenti balneari sono stati costretti a razionare l’acqua il pomeriggio e a chiudere del tutto le docce dopo le 19.

Sulle isole ognuno fa la sua parte per risparmiare

Altrove si cerca di sensibilizzare i turisti anche attraverso i social. Sul Conero, nelle Marche, già a giugno stabilimenti e ristoranti hanno iniziato a pubblicare appelli per un comportamento responsabile: “Vista la crisi idrica che sta colpendo l’intero paese – si legge sulla pagina Facebook de La Spiaggiola di Numana – chiediamo di evitare sprechi di acqua potabile usando le docce gratuite in spiaggia solo per attività necessarie. Per giochi, piscinette per bambini, spruzzini ecc. meglio usare l’acqua di mare. L’acqua è un bene prezioso, cerchiamo ora più che mai di fare ognuno la nostra parte, a casa e in vacanza”.

Accorgimenti che sono ancora più vitali in luoghi come le isole, dove l’acqua è un bene limitato da sempre. “Qui quasi tutti gli anni soffriamo parecchio, soprattutto a luglio e agosto – racconta a Repubblica Paolo Carlesi, titolare dei Bagni Orano di Lacona, sull’isola d’Elba – l’isola non ha grandi riserve idriche e la maggior parte dell’acqua arriva dal continente con una condotta sottomarina. Per questo mettiamo in atto dei piccoli accorgimenti. Dall’1 alle 4 del pomeriggio nello stabilimento chiudiamo l’acqua. Usiamo docce a gettoni e cerchiamo sempre di sollecitare i clienti a non sprecare. Ai bambini, magari in modo giocoso, diciamo di fare la doccia in due, così si risparmia parecchio. Nel periodo clou riduciamo anche il timer delle docce, sempre avvisando le persone. E di solito la gente capisce. Ci aiuta il fatto che qui all’Elba siamo tutte strutture di piccole dimensioni”.

Al Sud solo docce a gettone

Anche al Sud, comuni a grande vocazione turistica intervengono con ordinanze antispreco, con divieto dell’uso di acqua potabile per scopi “diversi da quello civile e domestico”. In costiera amalfitana, in Campania, tra fine giugno e inizio luglio, le restrizioni sono partite a Ravello, Vietri sul Mare, Amalfi, Atrani, Tramonti. Al lido “Atrani”, per esempio – che pure ha dimensioni non paragonabili con uno stabilimento romagnolo – per risparmiare acqua restano in funzione solo le docce a gettoni.

Un modello turistico e idrico da ripensare

Ancora più a sud, in Basilicata, la situazione appare meno critica. La regione è forse quella più ricca d’acqua di tutto il Meridione, grazie alla sua orografia e ai molti invasi. Ma per Pietro Laureano – architetto, urbanista e consulente Unesco per le zone aride e la gestione dell’acqua (grazie a lui Matera è diventata patrimonio Unesco) – In Basilicata la crisi è solo rimandata: “All’orizzonte c’è una catastrofe – spiega a Repubblica  – magari nei prossimi due anni pioverà, ma poi sarà ancora peggio. È il modello del turismo che va ripensato, è assurdo che in un periodo ristretto dell’anno, luglio e agosto, si riversi tutta quella gente sulle coste”. E proprio dalla Basilicata si può imparare una lezione preziosa – e simbolicamente significativa – per il futuro. Perché a Matera, la meta più famosa della regione, risparmio idrico e attrazione turistica coincidono. Il sottosuolo dei Sassi è pieno di antiche cisterne, costruite secoli fa, tra le quali spicca il bellissimo “Palombaro lungo, che è insieme un monumento storico e una risorsa – racconta Laureano. Le cisterne piovane di Matera, che esistono dal Medioevo, sono l’esempio giusto da seguire, bisognerebbe rimetterle tutte in funzione. Serve una politica di micro-bacini gestiti a livello locale, parcellizzato. No ai grandi invasi, alle grandi opere che portano più danni che benefici. Perché ogni goccia è preziosa e va raccolta”.

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