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“Sto soffrendo, sono mortificata. Anch’io penso che giustizia deve essere fatta. Filippo ha sbagliato e per questo dovrà pagare”. Elena D. chiede scusa. Il suo compagno, Filippo Ferlazzo, è stato arrestato per aver ucciso l’ambulante Alika Ogorchukwu, colpevole di aver insistito nel chiedere soltanto l’elemosina. E ieri il giudice ha confermato il carcere. Perché, come ha scritto in sei pagine di ordinanza, ha “un’indole incline alla violenza”, una “pericolosità sociale” che potrebbe portarlo a commettere reati simili, visto “l’impulso immotivato” che, venerdì scorso, lo ha portato a uccidere Alika.
“Chiedo scusa anche io per quello che è successo”
Elena e Filippo convivevano in una palazzina a nord di Civitanova. Le persiane marroni al piano terra restano chiuse. La donna, 48 anni, parla attraverso l’avvocata Carlotta Cerquetti. “Voglio isolarmi da una pressione mediatica così forte. Ma sono vicina alla famiglia della vittima. Chiedo scusa anch’io per quello che è successo. Prendo le distanze da quello che Filippo ha fatto, non me lo spiego. Mai avrei pensato che potesse arrivare a tanto, non avevo percepito il pericolo, pur conoscendo i suoi problemi psichiatrici”. Problemi che lo stesso gip ritiene “da approfondire” in relazione al disturbo bipolare di cui sarebbe affetto Ferlazzo.
“Non vedo Filippo da quel giorno”
“È stato uno shock – continua la donna – ha sbagliato e dovrà pagare. Per me Filippo non è quello che tutti hanno visto nel video. Sono legata a lui, resta il mio compagno, ma non posso non prendere atto di quello che è successo. Non lo vedo da quel giorno”.Ferlazzo è in carcere ad Ancona. Ieri davanti al gip Claudio Bonifazi ha ammesso: “L’ho colpito più volte. Ma non l’ho strangolato. Quando sono andato via era vivo, non pensavo di averlo ucciso. E il colore della sua pelle non c’entra”. Ha chiesto “scusa”, ha raccontato che tutto sarebbe cominciato quando Ogorchukwu “ha strattonato la mia ragazza. Lei si è divincolata ed è entrata nel negozio, lui se n’è andato velocemente. Io l’ho seguito. Ed è successo tutto”.
La madre: “presto verrò a trovarti”
Lì, in corso Umberto I, è successo che una moglie è rimasta vedova e un bimbo orfano. Nelle carte si parla dei testimoni, da chi è intervenuto alla ragazza moldava che ha fatto il video dell’aggressione. “Ferlazzo ha chiarito che non c’era nessuna volontà razziale – ribadisce la sua avvocata, Roberta Bizzarri – Purtroppo, a prescindere dal colore, il gesto, bruttissimo, è stato quello”. “Ti starò sempre vicino, presto verrò a trovarti”, è il messaggio che da Salerno ha fatto arrivare a Filippo la madre Ursula Loprete, architetta, conosciuta per l’impegno in politica e per un b&b di lusso, amministratrice di sostegno del figlio, il quale per la sua invalidità riceverebbe una pensione di 600 euro al mese.
Oggi l’autopsia su Akila
Il pm Claudio Rastrellli valuterà la sua posizione, visto che mamma e figlio vivevano a 400 km di distanza. Ferlazzo, che l’anno scorso aveva subito un Tso e aveva anche problemi di droga, a fine aprile era stato visitato in ospedale a Civitanova. Sarebbe dovuto partire un percorso con il centro di salute mentale: così non è stato. Su Facebook si chiamava “Filippo Artista Figò”. Amava dipingere: “La tela per me è come un baratro dove rinchiudo i miei demoni”. Oggi ci sarà l’autopsia di Akila. La sua salma sarà portata in Nigeria. “Oddio, questo è matto”, le sue ultime parole, sentite da una testimone, mentre scappava. Continua la processione davanti al luogo dov’è stato ucciso. Amar, senegalese, indossa una maglietta con scritto: “Chi ha assistito senza intervenire è complice”.