[ Leggi dalla fonte originale]
La provenienza, lo stato familiare, i requisiti per ambire al permesso d’asilo e adesso anche le skills, le competenze: che titolo di studio hai, che esperienza di lavoro, che attitudini, che aspettative? Perché, ora più che mai, i migranti che sbarcano in Italia sono tanto più appetibili ( anche nel resto d’Europa) quanto più rispondenti alla famelica richiesta del mondo del lavoro. Insomma, cuochi, camerieri di provata esperienza, operai specializzati anche se migranti economici (e dunque senza i requisiti per ottenere lo status di richiedenti asilo) oggi hanno buone chance di rientrare nelle quote di coloro che, già dalle prossime settimane, verranno ricollocati nei 22 Paesi europei che hanno dato la loro adesione al nuovo patto europeo per le migrazioni, una riedizione molto più allargata del piccolo esperimento avviato a Malta nel 2018 dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
La piattaforma informatica europea
La piattaforma informatica europea che, in automatico (e dunque senza più bisogno ogni volta delle telefonate di richiesta ai singoli stati da parte della Commissione europea che caratterizzarono il patto di Malta durante il governo Conte 2) farà incrociare domanda e offerta delle quote di migranti da ricollocare, è attiva da luglio. Dei 10.000 sbarcati nel 2022 nei Paesi di primo approdo (Italia, Spagna, Grecia) che verranno redistribuiti, la maggior parte andrà in Francia e Germania che hanno già dato disponibilità ad accogliere rispettivamente 3.000 e 3.500 persone. E, per la prima volta da molti anni, la dichiarazione d’intenti firmata al parlamento europeo a giugno non è rimasta sulla carta.
Gli emissari francesi a Bari
Gli emissari del governo francese sono già arrivati in Italia la scorsa settimana. Tappa al centro di accoglienza di Bari, uno dei più grandi d’Italia dove spesso vengono inviati anche i numerosi gruppi salvati dalle navi umanitarie e fatti sbarcare a Taranto, dove nelle prossime ore approderanno anche gli ultimi 659 soccorsi dalla GeoBarents di Medici senza frontiere. A Bari i francesi hanno effettuato vere e proprie interviste a oltre un centinaio di migranti, richiedenti asilo e non: colloqui mirati e approfonditi segnando di ognuno il Paese di provenienza, il perché della fuga, eventuali motivi di persecuzione, caratteristiche personali e familiari, titolo di studio e competenze professionali. Nei prossimi giorni, dopo la verifica dei profili di sicurezza, di eventuali precedenti penali e delle impronte inserite dall’Italia nella banca dati europea, comunicheranno agli sherpa che gestiscono la piattaforma di ricollocamento i nomi dei prescelti.
Le procedure di redistribuzione
Afghani e siriani, profughi per eccellenza, così come i nuclei familiari con bambini restano sempre in cima alla lista dei ricollocabili ma questa volta il patto prevede che anche i migranti economici rientrino nella redistribuzione ed ecco dunque che, per eritrei, subsahariani, pakistani, bangladesi le competenze da spendere nel mondo del lavoro diventano fondamentali per ambire ad approdare regolarmente in altri Paesi europei che quasi sempre provano comunque a raggiungere affidandosi ancora una volta a trafficanti e passeur. Esaurite tutte le procedure, sarà l’Oim (l’organizzazione internazionale delle migrazioni) ad organizzare i voli con cui i migranti raggiungeranno le loro destinazioni. Ovviamente per nessuno di loro potrà più scattare il regolamento di Dublino che prevede l’obbligo di richiedere asilo nel Paese di primo approdo.
L’Italia primo paese a usufruire dei ricollocamenti
L’Italia, in questo momento, è il primo dei tre Stati costieri (gli altri due sono Spagna e Grecia) che si vedrà alleggerire della pressione degli sbarchi che, non per i numeri assoluti (43.000 contro i 30.000 del 2021) ma per la concentrazione in pochi mesi, ha messo sotto stress la capacità di primo soccorso e redistribuzione all’interno del nostro sistema di accoglienza, spiegano dal Viminale dove i tecnici ogni settimana inseriscono sulla piattaforma i dati del cruscotto degli arrivi. E dunque i funzionari degli altri Paesi europei, che nel frattempo comunicano di volta in volta l’offerta di pacchetti di quote da accogliere, sono in grado in tempo reale di incrociare domanda e offerta. Dopo la Francia, entro agosto sono attesi i tedeschi e anche le piccole Lituania e Romania si sono già fatte sentire.
Il nodo irrisolto dei rimpatri
Chi non ha i requisiti, invece, dunque chi ha precedenti penali o ha violato precedenti ordini di espulsione, resta destinato ai centri per il rimpatrio. E qui resta irrisolto il grosso nodo degli accordi con i Paesi d’origine senza i quali è impossibile rimandare a casa chi non ha diritto a rimanere. Al momento -fanno sapere dal ministero dell’Interno- gli accordi di rimpatrio che funzionano regolarmente e che hanno consentito di rispedire indietro qualche migliaio di persone, sono quelli con Tunisia, Egitto e Albania.