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West Nile, allarme in Veneto. Sono 68 i casi, c’è anche una bimba di 20 mesi

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PADOVA – Con i 6 nuovi casi di West Nile in 24 ore, Padova è la provincia d’Italia più colpita dal virus portato dalle zanzare: ben 68 casi sul centinaio complessivo registrato in questo momento a livello nazionale. Ma l’allarme è alto anche nelle altre province del Veneto, a Verona per esempio, dove i casi sono rapidamente saliti da 2 a 9 o a Treviso e Rovigo, dove ce ne sono cinque.

Ci sono anche le prime vittime, purtroppo: 5 a Padova, 2 a Treviso e una a Venezia. Dalla provincia di Verona, invece, arriva l’allerta per quello che potrebbe essere il primo caso di West Nile su un under 45. Si tratta di una bambina di 20 mesi che si trovava a casa dei nonni, come ricostruisce il Corriere del Veneto. Impauriti dalla reazione scatenata da una serie di punture di zanzare, l’hanno accompagnata in ospedale. Ora è ricoverata nel reparto di Neuropsichiatria infantile a Borgo Trento.

Medici ed epidemiologi sembrano essere concordi nel definire la West Nile come l’emergenza attualmente più preoccupante. Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Padova, non ha dubbi nella lettura dei dati. “Possiamo affermare che West Nile ha soppiantato il Covid per numeri in molti reparti, anche ad alta intensità di cura”.

Una spiegazione per questo proliferare del virus che colpisce il sistema nervoso centrale, prova a darla il professor Vincenzo Baldo, epidemiologo dell’Azienda ospedaliera di Padova: “La Pianura Padana ha una geografia particolare, fatta di molti corsi d’acqua con grandi aree verdi. Il caldo precoce e intenso delle ultime settimane, sommato ad una siccità importante, ha dato vita ad una nicchia ecologica ideale per la proliferazione delle zanzare, che sono i vettori della West Nile nell’uomo. Lo vediamo anche con le zanzare che sopravvivono d’inverno: l’assenza di temperature rigide aiuta la loro sopravvivenza”.

Il medico, con una intervista rilasciata al Mattino di Padova, invita la cittadinanza a non allarmarsi: “Da una parte ci sono i numeri, che stanno aumentando in maniera significativa, ma altrettanto prevedibile. Dall’altra la nostra capacità di difenderci. Dunque non serve allarmarsi. La curva potrebbe aver raggiunto il suo picco in questi giorni e prepararsi alla discesa. I nostri comportamenti ci possono aiutare, riducendo i rischi. Le indicazioni da seguire sono: all’aperto bisogna coprirsi e usare i repellenti”.

Questa malattia nelle forme più gravi colpisce maggiormente persone già debilitate da altre patologie. Il virus provoca febbre, mal di testa, debolezza ma anche meningoencefaliti.

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