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Sinistra e Verdi, le condizioni per l’alleanza con il Pd: 20% dei collegi, (senza leader). E il M5S non è irrinunciabile

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Con Enrico Letta si vedranno alle 15. Per provare a chiudere l’accordo. Al tavolo con il segretario del Pd, Nicola Fratoianni (SI) ed Angelo Bonelli (Verdi) porteranno alcune richieste, tattico-politiche e di programma. Le prime: il cartello rosso-verde chiede “pari dignità” ai dem, rispetto all’accordo sottoscritto martedì con Carlo Calenda e +Europa. Visto che ad Azione è andato il 30% degi collegi, con sondaggi intorno al 5-6%, Sinistra e Verdi chiedono di avere il 20% degli uninominali. Al Pd resterebbe il restante 50% della torta. Naturalmente è il punto di partenza di una trattativa. La quota potrebbe scendere, fino al 15%. Si vedrà. Sia Fratoianni che Bonelli accetterebbero di non essere candidati in prima persona, a nome di tutta la coalizione, in modo da rispettare il patto Letta-Calenda. Nella quota rosso-verde, sarebbero indicate personalità della società civile, in prevalenza, e qualche dirigente di partito (non gli apicali, come detto).

Il nodo M5S

Nel documento appena votato, al 61% dall’assemblea nazionale di Sinistra Italiana, viene caldeggiata un’alleanza anti-destra che tenga dentro anche il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Ma non è un elemento considerato irrinunciabile, per sottoscrivere l’intesa con i dem. “La richiesta di tenere dentro anche il M5S l’abbiamo fatta fin dall’inizio – spiega Elisabetta Piccolotti, della segreteria nazionale di SI – Ovviamente dipende da quello che decideranno singolarmente Pd e 5 Stelle”. I rosso-verdi invece non sono disposti a intestarsi una campagna elettorale all’insegna della cosiddetta Agenda Draghi. Rivendica, SI, una totale autonomia di programma. Dal no ai rigassificatori alla politica estera.

Il piano B di Letta: “Se salta l’accordo andiamo al voto da soli”

di
Stefano Cappellini

05 Agosto 2022

Il voto della base

Per tutta la giornata di ieri è stata ventilata la possibilità di un voto tra gli iscritti di SI. Letta però chiede di chiudere l’accordo rapidamente, tra oggi e domani. Ecco perché nello stesso partito di Fratoianni oggi il ricorso alla base viene considerato in bilico. Da statuto, viene fatto notare dai vertici, basta l’approvazione dall’assemblea nazionale, che proprio oggi ha conferito il mandato a trattare al segretario. Una consultazione potrebbe tenersi più avanti, ma sempre stando alle norme interne, non avrebbe comunque valore vincolante. Anche se la minoranza interna, quella che vede di malocchio l’intesa con i dem, rumoreggia.

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