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“Il Ponte sullo Stretto questa volta si farà: lo garantiamo”. Anno 2002, è il 6 giugno, mancano pochi giorni ai ballottaggi per le amministrative: Silvio Berlusconi dà l’annuncio ufficiale, realizzerà l’opera attesa da trent’anni tra Scilla e Cariddi. Anno 2022, è il 9 agosto, c’è da chiudere il programma di centrodestra: “Realizzare il Ponte sullo Stretto”, sono le cinque paroline che compaiono in bozza. Al tavolo siedono gli sherpa di Forza Italia, della Lega, dei partiti centristi e di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, che punta a realizzare uno storico sorpasso sugli alleati, ha chiesto ai suoi, Raffaele Fitto e Giovanbattista Fazzolari, di stralciare promesse azzardate e irrealizzabili, cassare indizi di poca affidabilità. Bisogna accreditarsi, risultare credibili.
Le promesse del centrodestra: nel programma rispunta l’eterno Ponte sullo Stretto
di
Stefano Baldolini
Che l’opera dello Stretto vada fatta son tutti d’accordo, figurarsi. Citarla nel programma sarebbe una carta utile anche a riconquistare la regione Sicilia. Ma tra gli sherpa sorge un dubbio, tutto meloniano: è credibile riproporre lo stesso sogno vent’anni dopo, tale e quale, senza esporsi ad attacchi e ironie? Al governo nel 2002 con Berlusconi c’erano la Lega, Umberto Bossi, e An, Gianfranco Fini, ma il Ponte poi non s’è mica fatto. Qualcuno s’ingegna, prova a superare le obiezioni: si può rispondere che però negli ultimi dieci anni il centrodestra non ha mai governato come coalizione. Regge sì, ma fino a un certo punto. Gli sherpa non decidono, evidenziano quelle quattro paroline in rosso. Spediscono la bozza ai leader, perché decidano loro, Berlusconi, Salvini, Meloni.
Sul Ponte, questo il dubbio meloniano, può vacillare l’opera certosina di FdI sul programma, di accreditamento atlantista, di sminamento di promesse multimiliardarie come la flat tax e di impegni pesanti come quello sulle pensioni. In rosso viene evidenziato anche un altro punto del programma che non regge troppo: la promessa di portare in Italia il nucleare “pulito e sicuro”, perché avrebbe tempi assai lunghi, costi di realizzazione altissimi. Matteo Salvini, quando riceve la bozza in quindici punti concordata dagli sherpa, parte subito lancia in resta: “Se devo essere preciso – ha detto mercoledì mattina a Radio Libertà, che è erede di Radio Padania – stiamo lavorando per mettere in dettaglio due temi, secondo me centrali, il Ponte e il nucleare. Scripta manent, bisogna scrivere cosa, come e quando”.
Meloni abiura il fascismo: “Condanno senza ambiguità dittatura e leggi razziali”
di
Serenella Mattera
Il leader leghista ha già pronta anche la risposta sui fondi a realizzare il Ponte, dal momento che non si possono usare quelli del Pnrr: “Si farà con finanziamenti privati”. Vuole metterlo per iscritto nel programma di coalizione, così che nessuno possa rimangiarsi la promessa dopo il voto. Non c’è nessun dubbio neanche dalle parti di Arcore: non si può ammainare la bandiera sullo Stretto proprio nei giorni in cui Forza Italia punta a indicare il candidato alla presidenza della Sicilia. Sia i leghisti che i forzisti sono convinti che alla fine nel programma Ponte e nucleare ci saranno, l’accordo si farà. “Vedremo, ora valuta Meloni, decidono i leader”, si mostra più prudente un dirigente di FdI. Nessuna divisione, assicura. Solo uno scrupolo da sottoporre a Meloni. In gioco c’è Palazzo Chigi, gli eredi della destra non vogliono sbagliare nulla.