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La chiave è il punto G dell’articolo 1 che regola le parlamentarie e che recita: “Il presidente sottoporrà al voto degli iscritti, tramite consultazione in rete, in aggiunta alla propria candidatura, la proposta di un elenco di nominativi, selezionati anche tra coloro che hanno già proposto la propria autocandidatura, da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali. Il numero di componenti di tale elenco di nominativi proposti dal Presidente non supererà il numero massimo di 12 per la Camera dei Deputati (su un totale di massimo 191 candidati) e di 6 per il Senato della Repubblica (su un totale di massimo 93 candidati)”. Traduzione: 18 candidati del M5S in cima alle liste saranno nominati direttamente da Giuseppe Conte.
Le regole per le parlamentarie sono apparse online sul sito del M5S. Si parla del voto del 16 agosto, quando gli iscritti al Movimento dovranno decidere online tra un totale di 2 mila candidati. I candidati saranno posti in votazione nell’ambito della circoscrizione della loro residenza o centro principale dei propri interessi. Ciascun iscritto potrà esprimere da 1 a 3 preferenze. In ogni caso, nell’ambito di ciascuna lista nei collegi plurinominali, i candidati saranno elencati in ordine alternato di genere.
La questione politica e anche oggetto di un confronto con Beppe Grillo era di quanti fossero i nominativi invece calati dall’alto e ci fosse stata la possibilità delle pluricandidature. La risposta è quindi sì, la deroga alle pluricandidature c’è; e che ci saranno 18 persone da scegliere anche tra esponenti esterni al Movimento e appartenenti alla società civile nominate da Conte. Considerato che con il 10 per cento il Movimento dovrebbe eleggere circa 40 persone, più o meno la metà dei componenti sarà scelto direttamente dal presidente del partito. Alla fine, insomma, Conte l’ha spuntata, anche rispetto alle polemiche scatenate da Virginia Raggi.