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Rosatellum, come funziona il sistema elettorale per Camera e Senato

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Quarta puntata con le risposte alle vostre domande sulla legge elettorale con cui voteremo il 25 settembre. Tra i temi trattati in questa uscita:  il voto all’estero, il rapporto tra candidati uninominali e proporzionali, le pluricandidature, la soglia di sbarramento al 10%.

Se cercate una spiegazione semplice (o almeno noi ci abbiamo provato) del Rosatellum, la potete trovare qui.

Rosatellum, chi lo ha proposto, chi lo ha votato

Valentina C. chiede: chi ha proposto la legge elettorale e da chi è stata votata?

La legge oggi nota come Rosatellum (ma in realtà nel 2017 veniva indicata come Rosatellum bis, perché era la seconda stesura) fu approvata a ottobre 2017. La proposta e la stesura sono stati promossi dal Partito Democratico e in particolare da Ettore Rosato (da cui il nome), allora parlamentare dem, poi uscito insieme a Matteo Renzi e oggi in Italia Viva. Votarono a favore Pd, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare (erano i centristi di Alfano…), Alleanza Liberalpopolare – Autonomie (Verdini e altri) e altre formazioni minori. Si opposero a quella legge elettorale il M5S e gli esponenti della sinistra di Mdp e Sinistra italiana.

Le pluricandidature del Rosatellum

Roberto P. chiede: Cosa succede se un candidato si presenta in più collegi e vince in almeno due ( o più) collegi? Il suo posto nel collegio NON scelto dal candidato, a chi va?

La legge italiana prevede che un candidato si possa presentare in diversi collegi, uno uninominale e fino a 5 collegi plurinominali. Ed è la legge stessa a stabilire a priori le regole per stabilire dove verrà eletto, non è il candidato a scegliere. Facciamo un esempio. Silvio Berlusconi si presenta come candidato uninominale a Monza e al proporzionale in Campania, Lazio, in due collegi lombardi e anche in Piemonte. Se risultasse eletto ovunque quindi? Prima regola: vince l’uninominale. Quindi Berlusconi sarebbe il senatore eletto a Monza e nei listini plurinominali si scalerebbe al secondo della lista. Se invece perdesse nell’uninominale ma vincesse in più di un plurinominale, gli sarà assegnato il seggio del collegio dove la lista di Forza Italia ha preso una percentuale MINORE. Sembra una contraddizione, ma in realtà è al contrario. Si fanno entrare in parlamento come ‘sostituti’ quelli dei collegi dove il partito è andato un po’ meglio, invece di premiare il ‘sostituto’ del collegio peggiore.

Legge elettorale, così sono collegati uninominali e coalizioni

Fra G. ci scrive: vi propongo una domanda speculare al vostro esempio, anche se temo di avere compreso già la risposta. Votando a Bologna si può votare per un partito della coalizione di sinistra senza dare il proprio voto a Casini o viceversa disperdere il voto e favorire indirettamente il centro-destra?

No, non si può scindere il voto tra i partiti che sostengono Casini e Casini stesso nell’uninominale. Se si decide di punire le liste della coalizione di centrosinistra perché hanno candidato Casini, si può votare per un partito diverso (diciamo M5s o Unione popolare) ma questo potrebbe favorire il secondo candidato uninomninale più votato, che presumibilmente è quello della coalizione di centrodestra.

Candidati uninominali di partiti sotto la soglia di sbarramento

Gabriele G.chiede: Può un candidato all’uninominale della Camera che prende un voto in più degli altri candidati essere eletto se il suo partito non supera lo sbarramento?

Il candidato uninominale che vince nel proprio collegio mantiene il seggio anche se il suo partito non supera la soglia di sbarramento nazionale. 

La coalizione Pd e Di Maio, che fare?

Massimo C. Buonasera vorrei sapere se esiste un modo per votare PD senza indirettamente avvantaggiare il ritorno di Luigi Di Maio in parlamento. Se voto PD darei una mano a Di Maio?

Se vota direttamente sul simbolo del Pd, favorisce Di Maio solo se vota nel collegio napoletano dove Di Maio si presenta nell’uninominale come candidato della coalizione di centrosinistra. Come nel caso di Casini a Bologna, se vota in quel collegio non può ‘rompere’ il legame Pd-Di Maio. Ma in tutti gli altri collegi, un voto dato al Pd non ha alcun impatto su Di Maio o su Impegno Civico (la sua lista).

Voto all’estero e voto dei fuorisede

Silvia M. si chiede: Perché nelle schede elettorali estere non esistono i simboli dei nuovi partiti tipo:

Semplicemente, quei partiti che non sono presenti sulla lista non hanno presentato la propria lista all’estero.

Vincenzo N. sullo stesso tema scrive: Vorrei chiedere se risponde al vero quanto riferitomi (da persone anche molto argute) circa il fatto che, agli italiani all’estero siano state inviate le schede elettorali prive dei simboli delle “piccole liste” (altre). Se è vero, è perchè esiste una normativa differente (con tempistiche diverse o magari perchè per essere compresi nelle liste elettorali dei collegi stranieri bisognava raccogliere firme “ad hoc”)?

Usiamo la domanda di Vincenzo N per approfondire la domanda precedente.

Carlo dice: Mi spiegate come mai dall’estero si può votare e se una persona si trova fuori regione per motivi di studio o lavoro non lo può fare?

La risposta secca è che per gli italiani all’estero c’è una legge del 2001 che prevede la possibilità per gli italiani iscritti all’Aire di votare dal paese in cui risiedono, mentre la legge per gli italiani in Italia al momento semplicemente non prevede questa possibilità.

Ma capiamo che sia una risposta insoddisfacente, infatti si moltiplicano le voci e le richieste perché si permetta agli studenti e ai lavoratori fuorisede di votare dal luogo dove vivono. In Italia si stima che siano 5 milioni di persone in questa condizione, e una misura in questo senso –  secondo il libro bianco del ministro D’Incà – permetterebbe di recupererare 4 punti di astensionismo.

L’Italia, insieme a Malta e Cipro, è l’unico Stato europeo che non prevede la possibilità di votare nel luogo in cui si vive e anche se si tratta di problema cruciale di rappresentanza e di diritti, secondo il comitato Voto dove vivo solo 3 partiti hanno inserito nel loro programma ufficiale la questione.

Le leggi sono state proposte, ma mai approvate. Il voto per corrispondenza è una possibilità in molti paesi (e come detto anche per gli italiani all’estero). Qualcuno ha proposto anche il voto in prefettura, ma non c’è stato consenso su nessuna soluzione.

Chi è più in difficoltà a tornare a casa per votare? O meglio: chi è che non torna, rinunciando a votare? Si tratta soprattutto di giovani dal Sud e delle Isole.

Al momento, per il 25 settembre, l’unica cosa possibile è sfruttare le agevolazioni di viaggio con ITA Airways (erede di Alitalia) e Trenitalia. Sui voli si può usufruire di uno sconto del 50% sul biglietto aereo, andata e ritorno dall’Italia. Per i treni sconto del 70% su alta velocità e intercity, e una riduzione del 60% per spostarsi con i treni regionali. Flixbus invece garantirà un voucher pari al prezzo del biglietto di andata per chi viaggerà per andare a votare.

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