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ROMA – “Il cartoon di Peppa Pig racconta semplicemente la società che c’è. Ma a Giorgia Meloni vorrei dire che l’indottrinamento gender non esiste. La destra dovrebbe smetterla di essere “benaltrista” a giorni alterni: quando si tratta di affermare i diritti civili, allora dicono che c’è “ben altro” di cui parlare. Se si tratta di distruggerli, ecco che i diritti civili si riprendono la scena”. Barbara Masini, ex senatrice di Forza Italia a cui ha dato l’addio dopo avere fatto coming out durante la discussione sulla legge contro l’omostransfobia, passando con Azione, è candidata capolista del Terzo Polo a Torino-Moncalieri.
Masini, si aspettava che Peppa Pig e il cartoon di una famiglia con due mamme finisse al centro della campagna elettorale? “Beh, devo dire che mi sembra surreale che nel pieno di emergenze così importanti si parli di Peppa Pig. Ritengo i diritti civili, e non solo, fondamentali, però sono rimasta allibita. Quando i diritti si tratta di toglierli per il centrodestra diventano centrali, quando bisogna darli e affermarli allora scatta il “benaltrismo”, ovvero c’è “ben altro” da fare”.
Ma quel cartone animato lei l’ha visto? Fratelli d’Italia denuncia l’indottrinamento gender. “A Giorgia Meloni vorrei dire che l’indottrinamento gender non esiste. Non ho visto Peppa Pig, però i cartoon semplicemente rappresentano la società e raccontano la realtà che c’è: di famiglie con due mamme o due papà ce ne sono tante. I cartoni animati degli Anni Settanta con cui sono cresciuta io, erano quelli di giapponesi, con Remi senza famiglia, orfani e disastri vari… Il fatto è che la polemica su Peppa Pig mostra la vera natura di questa destra-centro”.
Una destra con cui è impossibile il dialogo? “Una destra che potrebbe imprimere retromarce non banali sui diritti. E mi riferisco soprattutto a Matteo Salvini che ha in Orban il proprio modello in fatto di politiche familiari. Ricordo che Orban ritiene che le donne istruite siano causa della minore natalità. Esattamente il contrario di politiche di sostegno alle donne con più asili nido, il bonus baby sitter, il Family act messo in atto dal governo Draghi e da Elena Bonetti. Ricordo inoltre che Meloni si è opposta al bilancio di genere nelle imprese. La famiglia eterosessuale non fa certo meno figli perché ci sono altri tipi di famiglie, ma perché non ha politiche strutturali di sostegno”.
Però i diritti civili non sembrano priorità neppure per il Terzo Polo? “Abbiamo tratto intanto una linea di pragmatismo e coerenza in vista delle elezioni. La nostra sfida è la continuità con Draghi sui temi della crisi energetica, del lavoro, della sanità e della formazione. Ma i diritti li porteremo avanti, eccome. Io mi impegno personalmente in questa battaglia”.
Appoggerà un ddl Zan bis o presenterete una vostra legge contro l’omotransfobia, tenuto conto che i renziani si sono smarcati in questa legislatura? “Dobbiamo ripartire da una legge contro i crimini d’odio e le discriminazioni, inappropriatamente chiamata ddl Zan, perché non deve essere la legge di qualcuno. Ma una legge è necessaria”.
Il Pd vi accusa di regalare voti alla destra, visto il meccanismo della legge elettorale. È così? “No assolutamente, è una narrazione semplicistica e bipopulista. Enrico Letta sostiene che regaliamo voti alla destra e la destra che siamo di sinistra. Ma anche matematicamente segnalo che i poli in campo sono quattro. Nel plurinominale casomai i voti li togliamo alla destra. Entrambi gli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra vogliono elettori che non pensano”.