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E’ la nuova rotta della morte: da sette a dieci giorni in mare lungo duemila chilometri senza soccorsi su imbarcazioni fatiscenti, senza riparo, con acqua, viveri e carburante quasi sempre insufficienti ad affrontare la traversata. I trafficanti di uomini vi fanno salire intere famiglie, quasi tutti siriani e afghani, tanti bambini. Già in quattro, negli ultimi giorni, hanno perso la vita, morti di sete, disidratati, il corpicino devastato dalle ustioni.
Abbandonati a se stessi
Negli ultimi dieci giorni sono state almeno cinque le imbarcazioni partite dal Libano in direzione Malta e Italia, alcuni grandi pescherecci con 250 persone, altre – come quella sulla quale sono morte le sei ultime vittime (tre bambini e tre donne) – piccole e senza alcun riparo, destinate a rimanere alla deriva nel Mediterraneo dove le autorità delle zone Sar non rispondono per giorni alle richieste di aiuto e i mercantili di passaggio si voltano dall’altra parte.
Ad aprire questa nuova pericolosissima rotta, dal Libano e dalla Turchia verso l’Italia la contemporanea chiusura di un’altra tratta, quella tra il Libano e Cipro (breve e diretta come dalla Tunisia a Lampedusa) che nel 2021 e nei primi sei mesi del 2022 ha fatto segnare un consistente aumento di sbarchi. Il peggiorare delle condizioni socio-economiche in Libano che ospita nei suoi campi profughi circa 200.000 persone ha aumentato il flusso migratorio e, in assenza di accordi di ricollocazione in Europa, il governo cipriota ha deciso di fare ricorso alla politica dei respingimenti stringendo un accordo con Beirut.
Un accordo segreto tra Libano e Cipro
A denunciare l’accordo tra Cipro e Libano Sara Prestianni, responsabile dei programmi di soccorso di Euromed Rights, definisce “un accordo segreto” tra Libano e Cipro. “Da tempo osserviamo quello che succede ai migranti che partono dal Libano verso Cipro – spiega – una piccola isola che nell’anno scorso ha fatto segnare la più alta percentuale di aumento di sbarchi. Di fatto Cipro ha messo in atto dei respingimenti sistematici delle barche in arrivo e il governo libanese ha accettato di riprendere queste persone, come è venuto fuori anche da un’audizione al Parlamento europeo. E, come sempre accade, quando si chiude una rotta se ne apre subito un’altra. E infatti abbiamo osservato diversi barconi che dalle coste del Libano si sono diretti verso Grecia, Malta e Italia, come appunto quello su cui è morta la bimba di quattro anni. “Il fatto che nessuno intervenga è un attentato al diritto alla vita e al diritto marittimo che obbliga tutti gli Stati a portare soccorso immediato a chiunque sia in difficoltà senza preoccuparsi del suo stato giuridico”.