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La Commissione Giustizia del Senato ha dato il parere positivo ai decreti legislativi di attuazione delle riforme del processo civile e penale. Ma il M5S si mette di traverso. E vota contro il decreto attuativo della riforma penale di Marta Cartabia. Decreto che scade il 19 ottobre. E a rischio ci sono i miliardi – 2,7 per la giustizia – del Pnrr. Ok unanime invece sulla delega civile.
È appena accaduto a palazzo Madama, in commissione Giustizia, ma era un no annunciato. E che si riproporrà negli stessi termini, anche giovedì, alla Camera sullo stesso decreto. Perché, come ha ripetuto più volte in questi giorni il capogruppo Eugenio Saitta, il testo non è conforme ai desiderata del M5S.
I 5stelle non hanno mai digerito la riforma del processo penale firmata dalla Guardasigilli Cartabia. Alla storia resta il niet sull’improcedibilità che il presidente Giuseppe Conte, proprio in questi giorni, sta vantando come un risultato importante incassato, per via delle modifiche che sono state introdotte per i reati più gravi, a partire dalla mafia, onde evitare che possano cadere sotto la scure dell’improcedibilità (il processo si blocca in appello se non rispetta i tempi). E l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, autore dei disegni di legge su cui ha poi lavorato Cartabia, non ha mai mancato di criticare la soluzione dell’improcedibilità che ha modificato la sua formula secca sulla prescrizione con lo stop definitivo dopo il primo grado.
Al Senato, come detto, voto unanime invece sul decreto attuativo della riforma civile su cui è rientrata la protesta del leghista Simone Pillon. Va detto che il voto delle commissione non è vincolante per il consiglio dei ministri che deve dare l’ultimo via libera ai decreti. L’esecutivo può prendere atto delle richieste di modifica, ma può anche andare avanti.