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Caccia ai nomi dei politici italiani finanziati da Mosca. Il governo informato del dossier di Washington

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Roma Palazzo Chigi sa che il rapporto esiste. E lo sa perché glielo hanno comunicato gli americani, sollecitati dall’intelligence italiana. Sulla lista dei Paesi coinvolti e sui nomi dei leader che hanno ricevuto finanziamenti da Mosca, però, la partita è assai più intricata. Perché Roma ha chiesto a Washington se l’Italia è parte del dossier e l’identità degli eventuali politici finiti nella rete. L’ha fatto con una pressione crescente, a partire da metà giornata. Attraverso tutti i canali a disposizione, dunque di intelligence e diplomatici. Ma gli Stati Uniti hanno opposto risposte vaghe, ragionamenti ancora generici. Una riservatezza che significa soltanto una cosa: c’è una operazione in corso, siamo noi ad avere in mano il pallino, intendiamo mantenerlo e preferiamo farlo senza interferenze.

Che sia una bomba è ormai chiaro a tutti i livelli politici e istituzionali. La caccia ai nomi sarebbe già di per sé capace di stravolgere equilibri e bruciare carriere politiche. Ma il fatto che un potenziale scandalo di questa portata prometta di diventare pubblico a undici giorni dalle elezioni politiche rende la materia letteralmente esplosiva. Lo sa Mario Draghi, che viene necessariamente investito della gestione di questo caso. E ne sono consapevoli i vertici dei Servizi, che diventano per mezza giornata protagonisti di un ping pong di contatti con gli interlocutori americani depositari della linea e delle informazioni dell’amministrazione Usa. Una volta uscita la notizia, l’Italia chiede conto tramite i canali ufficiali di intelligence della veridicità della notizia e dei dettagli. In un primo momento, gli americani in Italia rispondono di non essere a conoscenza di nulla e di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali da Washington. A breve giro, sono però in grado di confermare l’esistenza della lista. Sostenendo però di non essere capaci allo stato di aggiungere ulteriori elementi. Verità o soltanto strategia? Questo sarà più chiaro nei prossimi giorni.

Il fatto che sia soltanto Washington ad avere in mano il quadro completo, poi, suggerisce un ulteriore scenario: è più probabile che i nomi escano prima da fonti americane che da canali italiani ufficiali. O che magari vengano rilanciati dai media statunitensi. E questo non soltanto perché gli Stati Uniti detengono il potere di queste delicatissime informazioni, ma anche perché in questo modo eviterebbero al governo italiano la scomoda posizione di dover decidere se e come intervenire nel dibattito elettorale, a pochi giorni dall’apertura delle urne.

Eppure, il tema dell’eventuale divulgazione esiste ed è ben presente a Palazzo Chigi. In queste ore ai vertici del governo e dell’intelligence la prudenza è massima. Fonti assicurano che, se necessario, la pubblicazione dell’identità di leader italiani coinvolti nello scandalo dei finanziamenti russi verrebbe gestita ponderando opportunità e urgenza. Teorizzando questi due pilastri, l’esecutivo dimostra di prendere molto sul serio la questione, soprattutto in vista del 25 settembre. Talmente sul serio che ai vertici del governo è stata già impostata una potenziale road map. Tecnicamente, la via più dritta sembra quella di investire il Copasir, vale a dire la commissione che vigila sui Servizi. L’intelligence può infatti comunicare in quella sede al Parlamento i dettagli eventualmente ricevuti dal Paese alleato. Non è però una scelta già assunta, perché come rilevano le stesse fonti esiste un margine di discrezionalità che è prerogativa di Palazzo Chigi.

Conte barricadero, Salvini europeista. Le metamorfosi posticce dei leader

di Concita De Gregorio

10 Settembre 2022


Prudenza, dunque. Ma anche grande agitazione e interesse. Il tema dell’influenza di Mosca sulla politica italiana tiene vivo lo scontro della campagna elettorale. E il nodo dei rapporti tra i russi eMatteo Salviniera stato sollevato pochi giorni fa su Repubblica daun’ex analista della Cia, Julia Friedlander, ai tempi di Trump consigliere per l’Europanell’Office of Terrorism and Financial Intelligence del dipartimento al Tesoro e dal 2017 al 2019 Director for European Union, Southern Europen and Economic Affairs al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Ieri, in serata, la minaccia delCarroccio di querelare chiunque associ il nome della Lega a questa vicenda.

La partita si preannuncia durissima. Ed è appena cominciata. 

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