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PARIGI – “Non ho l’ansia di andare avanti ad ogni costo. Se sarò troppo malato, non ho alcuna voglia di venire trascinato su una cariola…”. Così aveva detto nel 2104 Jean-Luc Godard affidando a una tv svizzera una delle rare confidenze sulla sua vita privata. Il regista francese se n’è andato a 91 anni ricorrendo al suicidio assistito, possibile in Svizzera, paese dove vive da recluso nel piccolo comune di Rolle, sui bordi del lago Lemano, in un isolamento quasi completo.
“È morto serenamente a casa sua, circondato dalla sua famiglia e dai suoi amici” hanno annunciato la moglie Anne-Marie Miéville e i suoi produttori. E’ stato il quotidiano Libération a rivelare che il pioniere della Nouvelle Vague avea fatto ricorso al suicidio assistito. Nel rapporto medico fornito alle autorità svizzere per attivare la procedura, dettagliato dal consulente legale e famigliare, è specificato che Godard era affetto da”molteplici patologie invalidanti”. “Non era malato, era semplicemente esausto. Così ha deciso di farla finita” ha precisato poi nell’entourage del regista al quotidiano, aggiungendo: “È stata una sua decisione ed era importante che la rendesse nota”.
Fino alla fine, Godard fino riesce a provocare dibattito. La notizia arriva nel giorno in cui Emmanuel Macron ha annunciato l’avvio in Francia di una consultazione con i cittadini sul tema del fine vita, nella prospettiva di un possibile nuovo “quadro normativo” entro fine 2023 che potrebbe aprire la strada proprio all’introduzione del suicidio assistito come in Svizzera o in Belgio. Il capo dello Stato non esclude una nuova riforma attraverso il parlamento o tramite un referendum. Nei giorni scorsi il presidente francese aveva dichiarato a proposit del fine vite: “Ci dobbiamo attivare per una maggiore umanità”.
Il capo di Stato ha avviato questo percorso dopo che il Comitato etico francese ha emesso un parere favorevole su quello che viene definito “aiuto attivo a morire” ma ad “alcune rigide condizioni”. Finora il comitato si era opposto a una modifica della legge Claeys-Leonetti, che regola il fine vita dei malati terminali in Francia. Adottata nel 2016, dopo una prima versione del 2005, proibisce l’eutanasia e il suicidio assistito, ma consente una “sedazione profonda e continua fino alla morte” per i malati terminali in grande sofferenza, con una prognosi vitale a breve termine.
L’emozione per la scomparsa di Godard è accompagnata da una discussione che il regista rivoluzionario alimenta con la sua scelta estrema. “Era il più iconoclasta fra i registi della Nouvelle Vague” ha ricordato Macron. “E’ entrato nel firmamento degli ultimi grandi creatori di stelle” ha commentato Brigitte Bardot, indimenticabile ne “Il disprezzo” tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia. “Grazie Jean-Luc per i bei ricordi che ci hai lasciato” è il messaggio di Alain Delon. “Sarò sempre fiero di avere ‘Nouvelle Vaguè nella mia filmografia” ha aggiunto l’attore a proposito del lungometraggio del 1990. Se ne va “un Picasso del cinema” secondo Gilles Jacob, ex presidente del Festival di Cannes.
“Godard era affacinato dal suicidio” Jean-Luc Douin, critico cinematografico e biografo. “Da giovane, conservava una lametta da barba nel portafogli” mentre il regista Eric Rohmer “lo trovò un giorno nel suo studio, grondante di sangue, per un idillio finito brutalmente”. Una sera – è scritto nella biografia di Douin -durante le riprese di ‘Une femme est une femmè litigò così violentemente con Anna Karina fino a tagliarsi le vene’. Il tema è anche presente nella sua cinematografia. In ‘Notre Musiquè (2004) sveva inserito una citazione di Albert Camus: “C’è un solo problema filosofico veramente serio: il sucidio”.