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La bussola di Draghi: sostegno all’Ucraina fino al ritiro dei russi

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NEW YORK – Individuare eventuali spiragli di pace e mediazione, ma sempre rispettando un imperativo categorico: il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. La sua sovranità, i diritti di un popolo aggredito. A New York per l’assemblea generale dell’Onu, Mario Draghi prepara l’intervento di oggi – in programma quando in Italia sarà notte – sforzandosi di tenere assieme lo spirito multilaterale del Palazzo di Vetro e il sostegno alla guerra di liberazione dell’Ucraina. Una impostazione chiara già dal discorso che ha pronunciato ieri notte, ricevendo il premio Annual Awards Dinner.

L’ex banchiere ha celebrato l’importanza del dialogo. Un approccio, ha spiegato, che l’ha guidato prima da economista e poi da premier. Una bussola necessaria, perché senza cooperazione non si risolvono problemi così complessi e globali. Ma una cooperazione che deve poggiare sul valore della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. C’è un’unica pace possibile, insomma: quella che Kiev considera accettabile.

Parla dopo aver ascoltato i suggerimenti di Henry Kissinger, che da mesi consiglia pragmatismo nei confronti di Mosca. Draghi non spreca l’occasione per mostrare il volto storicamente multilaterale di Roma, ma senza arretrare dal sostegno sostanzialmente incondizionato alla linea dell’attuale amministrazione Biden. La missione americana, d’altra parte, è concepita come il secondo tempo del G7 tedesco di giugno. E dunque, alle Nazioni Unite il capo dell’esecutivo riaffermerà un punto fermo, irrinunciabile, vitale nella crisi geopolitica esplosa con l’aggressione russa all’Ucraina: se Kiev perde, tutte le democrazie perdono. Vincere significa rafforzare i sistemi democratici, le loro ragioni, il loro modello. In questo senso, il sostegno occidentale c’è stato, c’è e ci sarà. Per tutto il tempo necessario.

Il contesto, d’altra parte, consiglia di assecondare il pendolo che oscilla tra multilateralismo e riaffermazione dei principi che regolano i rapporti tra Stati, a partire dal rispetto dell’integrità territoriale. In questo senso, le Nazioni Unite permettono al premier di ricordare che l’unico teatro possibile per un eventuale disgelo è proprio l’Onu. È già accaduto per sbloccare il grano di Odessa, chissà che non possa ripetersi. Molto dipenderà dall’opzione che a New York si tenga davvero un contatto di alto livello tra russi e ucraini, mediato da americani e cinesi. Un contatto che Washington accetterà solo di fronte alla volontà di Mosca di portare al tavolo novità capaci di giustificare una tregua. Nell’attesa di capirlo, Draghi non può che ribadire la condizione per ogni dialogo: il ritiro delle truppe russe. E non arretrerà sulle sanzioni, che Putin soffre e che dunque servono a raggiungere la pace. Durante la visita, Draghi avrà anche un bilaterale con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. E martedì sera potrebbe incrociarsi con Joe Biden. L’occasione è il ricevimento per i capi delegazione. Non è escluso che i due possano appartarsi qualche minuto per fare il punto della situazione. Un saluto durante l’ultima missione ufficiale del premier negli Usa, a pochi giorni dalle elezioni politiche in Italia.

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